Nasce a Livorno nel 1973.
Dopo il diploma al Liceo Classico Niccolini-Guerrazzi inizia a studiare con rinnovato vigore ciò che riguarda l’uomo, il suo passato, il suo presente ed i suoi vasti continenti interiori.
A Roma studia illustrazione con il Maestro Dariush Radpour quindi, a Pietrasanta ed a Livorno, studia scultura con i Maestri Roberta Giovannini Onniboni e Costantino Giannetti.
Nel contempo, dal 1988, studia kung fu stile Wing Tzun, quindi Chi Kung, con il Maestro Massimo Giammarinaro , dedicandosi, in seguito, a discipline meditative ed armoniche.
Consegue anche un diploma rilasciato dalla provincia come tipografo e stampatore d’arte.
Quando non impegnato in altre attività, svolge il ruolo di assistente bagnanti presso un noto stabilimento balneare di Quercianella, dove vive ed opera con la sua compagna e molti gatti.
La lunga strada che aveva percorso all’andata gli presentava mille nuovi particolari di cui non aveva potuto godere, all’inizio del suo viaggio.
In verità, da quel giorno nella radura, ogni cosa su cui posava gli occhi, ogni odore che poteva captare col suo naso, ogni rumore che giungeva alle sue orecchie, ogni sapore che potesse gustare, ogni cosa, insomma era assai più ricca di particolari e sfumature.
Avanzava risoluto e sereno.
Paura e Dolore solo ricordi indistinti, come bruma su di un lago.
E ben impressa in lui la consapevolezza della Gioia.
La tanto desiderata Gioia.
Provandosi a rimirarla, si era reso conto che poteva parlarne come di una pianta.
Per crescere bene occorreva che diversi elementi fossero in armonia tra loro, in equilibrio costante:
che la Terra, come dire il corpo, fosse carica di elementi nutritivi, né troppo dura né troppo molle.
Che l’Acqua, le emozioni, fosse dinamica, pulita da scorie e veleni che la appesantissero.
Che il Sole, i pensieri, fosse non troppo intenso o troppo assente
Che l’Aria, le sensazioni, fosse ampia e serena.
L’Equilibrio era il comune denominatore per tutti gli elementi in gioco.
Tale Equilibrio, aveva compreso, lo si poteva percepire come Serenità.
Dunque era la Serenità ad essere il metro di misura, il campanello di allarme.
Senza Serenità non vi era Spazio per niente altro che Paura e Dolore.
I suoi vecchi nemici, sconfitti.
Stava tornando a casa per adempiere alla promessa di regalare ad Hu-Luk quella perla di conoscenza che aveva trovato alla fine delle sue tumultuose avventure.
Per un attimo i suoi pensieri si volsero a quante altre ne avrebbe potute vivere, da quel giorno in poi.
Quindi, lentamente, si volse indietro, verso i suoi compagni di viaggio.
Foltacoda, la volpe che tanto a lungo aveva inseguito, stava attendendo paziente Nerogatto, suo fraterno amico, lanciatosi all’inseguimento di qualcosa che aveva frusciato tra l’erba alta.
Respirò a pieni polmoni Coniglio-che-Balza, inalando profondamente la Gioia che si era duramente guadagnato.
Di fronte a lui ed ai suoi amici il Mondo li stava attendendo.
Nerogatto era da poco tornato, rilassato e soddisfatto per la sua romantica scorribanda. In quanto Grande Spirito, aveva un fascino tutto particolare, ovviamente, e con sua grande soddisfazione, era riuscito ad ammaliare addirittura una grande lince. Non che sarebbero mai nati cuccioli da quell’insolito incontro ma era proprio l’esperienza intensa di cui aveva bisogno per rifarsi di quei nove giorni passati logorandosi.
Essendo, comunque un signore, Nerogatto non si vantò minimamente della conquista, specialmente considerando quanto il suo amico fosse stato, fino ad allora, poco fortunato in tali questioni.
Messo al corrente degli avvenimenti occorsi durante la sua breve assenza, scherzò sul fatto che, fosse stato presente alle serate musicali, avrebbe potuto farsi una facile scorpacciata dei più piccoli ascoltatori.
– Non avresti potuto – sentenziò Coniglio-che-Balza solennemente – saresti stato avvinto anche tu da quella melodia. Pensa, ho visto anche un orso. Il primo in Vita mia
– Grosso, vero? – Gli chiese il felino sorridendo
– Decisamente, anche se, a confronto col Grande Mostro, non mi ha fatto granché impressione
Stavano così chiacchierando quando il Vento portò alle rosee narici del nostro piccolo roditore un odore ben catalogato in un angolo della memoria.
Nerogatto aveva continuato a parlare un po’, prima di rendersi conto che l’amico aveva rivolto l’attenzione ad altro. Scuotendo la testa, quindi, si voltò verso la direzione che Coniglio-che-Balza stava fissando. Ed anche lui la vide.
Al limitare della radura stava seduta elegantemente una rossa volpe dalla coda vaporosa.
– E’ lei – disse in un sussurro Coniglio-che-Balza indicando con una sua zampetta la penna che pendeva da quel folto manto – E’ la Volpe di cui ti ho raccontato
Nerogatto rimase ad osservarla a lungo, immobile come l’amico. Poteva sentirne il cuoricino pulsare sempre più violentemente, osservarne le narici che fremevano cercando di catturarne più odore possibile e le lunghe orecchie attente ad ogni rumore che quell’aggraziato Grande Spirito avrebbe potuto emettere.
Non si può dire cosa Coniglio-che-Balza si aspettasse da quell’inaspettato incontro, giacché neanche lui sapeva bene cosa pensare o dire.
Certo è che l’emozione che lo invase scaldandogli le guance, aveva intorpidito il suo dialogo interiore. Un’emozione insolita quella che lo stava avvolgendo, che gli stava chiudendo lo stomaco. Molto simile a quella provata la Primavera precedente in risposta ai sottili odori emanati dalle femmine della sua tribù. In questo caso però, non era questione di odori, appartenendo entrambi a specie diverse ed essendo agli opposti della catena alimentare.
Presto stancatosi di rimirare la nuova venuta, per quanto particolare fosse, Nerogatto si volse a guardare l’amico imbambolato.
Ma ad un tratto accadde qualcosa che sbloccò quello stallo: dalla foresta alle spalle della Volpe si manifestò un’Aura possente. Era tanto ampia che poteva rivaleggiare con quella del Prescelto, sebbene presentasse indiscutibilmente una qualità del tutto diversa.
Forse diverso non era il termine appropriato: sembrava quasi che le due Auree fossero complementari, due lati della stessa foglia. Molto più affini di qualsiasi altra aura di maschio o di femmina che avessero percepito fino ad allora.
Quella del Prescelto, pur con le sue mille sfumature, aveva una base che poteva ricordare, come dire, l’immagine del Fulmine. Questa nuova aura, invece, era più simile ad un lento ma inarrestabile mulinello d’Acqua.
Fu chiaro d’un lampo, ad entrambi, che stava arrivando la… Prescelta?
La Volpe si voltò sorridendo ed ecco che una nuova Creatura fece la sua apparizione nella radura.
Più esile e più flessuosa, i fianchi più larghi ed un petto effettivamente di un altro volume, la Prescelta incedeva lentamente e con sicurezza, mentre la sua lunga pelliccia oscillava elegantemente dalla testa.
Oramai i due amici non si rendevano conto neanche di avere la bocca aperta.
Il Prescelto uscì dalla sua tana, andandole incontro con le zampe gentilmente protese in avanti. Si sorrisero, intrecciarono le dita e scomparvero tra le ombre della strana dimora.
Nei giorni che passarono, Coniglio-che-Balza e Nerogatto tentarono inutilmente di trovare la Volpe. Per meglio dire, trovavano sempre e facilmente la sua scia odorosa ma dopo ore di giri a vuoto si ritrovavano sempre al punto di partenza senza averla mai incontrata.
Sembrava quasi che quella Figlia del Branco si divertisse a menarli per il naso, essendo sempre a portata di fiuto ma niente più.
L’atmosfera nella radura poi, era notevolmente cambiata. L’incontro delle due auree le aveva amplificate entrambe, rendendole più sottili, più dinamiche, capaci di insinuarsi per ogni dove, perfino nelle menti dei nostri amici.
Vi era euforia nell’aria, benessere, serenità.
Si diffondevano come ondate di Luce che irradia ogni ombra, come folate di Caldo Vento che gioca con le nubi. Questo era l’effetto di quelle auree sulle emozioni di chi ne fosse stato a portata. I pensieri si facevano pigri, lenti e sfocati. Anche i sensi parevano ovattati, sfumati. Era un’esperienza mai provata prima.
E la Volpe continuava a negarsi.
Non fosse stato per l’effetto di quella nuova energia che circondava la radura ed oltre, Coniglio-che-Balza sarebbe stato certamente contrariato da quella situazione.
Non la sola curiosità gli rodeva dentro. Certo, la voglia di sapere quanto la volpe poteva conoscere era una forte spinta per il giovane coniglio ma ancor più lo era quel qualcosa che parlava senza parole. Un qualcosa che, tramite la pancia ed il cuore, gli ingiungeva di incontrare quella sfuggente creatura.
Pur non potendo contrastare la serenità che aleggiava in quell’ambiente, anche i pensieri di Nerogatto erano contrariati: quella Volpe stava dando un bel colpo alla sua autostima di eccellente cacciatore.
Neanche di Notte, presumendo che dormisse, i nostri audaci eroi erano mai riusciti a trovarla.
Quasi quasi Nerogatto iniziava a pensare si trattasse né più né meno di uno Spirito Sottile. Uno molto particolare, ovviamente, giacché anche Coniglio-che-Balza era in grado di vederlo. Dovette però abbandonare tale supposizione di fronte all’incontestabile obiezione del suo arguto amico: gli Spiriti Sottili odorano?
No, di certo.
Avevano quindi a che fare con una volpe ma una Volpe molto, molto astuta.
Accettato questo, ai due amici non restava altro da fare che continuare ad insistere. Riuscire ad incontrare nuovamente quello Spirito sfuggente giacché solo lei, ne erano certi, avrebbe potuto spiegar loro i prodigi in cui si sentivano coinvolti.
Fu in questa atmosfera di sconcertante irrealtà che per i nostri cambiò per sempre la Vita.
Si trovavano nei pressi della radura quando, dalla tana che tenevano attentamente sott’occhio, fuoriuscirono le due Creature.
Avevano lo sguardo limpido e non indossavano alcuna di quelle pelli di animale con cui erano soliti coprirsi parte del corpo.
Ai nostri amici fu chiaro da subito il perchè di quella strana usanza. Gli esseri erano quasi completamente senza pelo.
– Una bella seccatura quando il Freddo si fa pungente – aveva
notato ironicamente Nerogatto
– Secondo te assisteremo alla nascita di un altro Prescelto?
Il felino guardò l’amico esprimendo la sua ignoranza facendo spallucce, ritornando a rimirare le incredibili Creature.
Nudi com’erano, le differenze tra i due spiccavano molto più di prima. Erano certamente gli animali più strani mai visti da quando Anima del Mondo si era destata.
Come d’incanto, poi, al fianco della femmina comparve la Volpe. Protese dolcemente il muso verso la zampa della Prediletta e ne ricevette un lunga, affettuosa carezza.
Quindi la rossa Figlia del Branco, inaspettatamente, rivolse ai nostri due amici una lunga occhiata e, con loro sommo stupore, li invitò con un gesto a seguire quell’incredibile trio.
Camminarono silenziosamente, a lungo, immersi nel cinguettio degli uccellini.
Coniglio-che-Balza si rese conto ben presto di quale fosse la loro meta: la radura in cui aveva vissuto diversi giorni, quella con la grande pietra incisa posta nel mezzo. Quella da cui era scappato inseguito dai Corridori.
Una volta giunti videro la Prescelta chinarsi sulla Volpe, carezzandola e stropicciandola, mentre il Prescelto, dopo aver osservato la scena con un leggero sorriso, si voltò lentamente verso di loro.
I nostri amici, seduti in mezzo all’erba, si paralizzarono, preda di un turbinio di emozioni che subito vennero placate dal tocco dell’aura che la stupefacente Creatura aveva rivolto loro.
Li avvicinò lentamente e mostrò loro due penne che teneva in una zampa, insieme a quello che pareva uno stelo di pianta ma fatto di cuoio.
Si accovacciò sorridente presso i due attoniti amici e legò sul loro pelo i Trofei del Cielo.
Quindi comunicò alle loro menti.
– Arrivederci, Grandi Spiriti. Ci incontreremo ancora nel Flusso
Coniglio-che-Balza e Nerogatto erano ammutoliti, dentro e fuori. Sbirciarono l’uno la penna dell’altro, reprimendo a stento un sorriso stupito, leggendo, l’uno negli occhi dell’altro, le mille domande che quel gesto avrebbe scatenato.
Quindi i Prescelti si riunirono e salirono insieme sul masso al centro della radura.
Il Cielo era terso, di un azzurro sconvolgente. L’Aria era tiepida e profumata. Il Sole brillava con tutta la sua forza.
Per momenti che apparvero eterni, i due Prescelti stettero con gli occhi fissi l’uno nell’altra, emanando gioia e soddisfazione.
Quindi accadde.
Niente avrebbe potuto preparare i due amici a quanto sperimentarono in quel momento. La Volpe stessa, durante il tragitto, si era sempre tenuta al fianco delle due fantastiche Creature mentre Coniglio-che-Balza e Nerogatto mantenevano una rispettosa distanza.
In piedi, abbracciati, i Prescelti iniziarono a brillare. In breve divennero luminosi, sempre più luminosi, quasi abbaglianti. Si potrebbe ben dire che potessero rivaleggiare con la Luce del Sole.
Le loro auree, divenuta una soltanto, presero a far vibrare l’Aria intorno a loro e non l’Aria soltanto. Ogni cosa, dalla pietra più densa all’emozione più sottile sembrava partecipare di quella indicibile sollecitazione.
I loro contorni iniziarono a farsi vaghi, confondendosi con la luminosità che emanavano ed i loro corpi stavano divenendo trasparenti, come fossero costituiti di Luce pura.
Di fronte a tale spettacolo, i pensieri di Coniglio-che-Balza si sfibrarono come pagliuzze soffiate nel Vento.
I confini del suo corpo iniziarono a farsi incerti, come amplificandosi ad ogni battito del cuore.
I sensi raffinati che aveva potevano ora registrare elementi mai captati prima, come se tutto fosse divenuto ad un tratto molto più nitido.
Quindi cominciò a sentirsi espandere con velocità sorprendente tanto che la concezione che aveva di sé divenne un qualcosa di indistinto.
La sua aura si stava fondendo con le auree dei Prescelti, di Nerogatto, della Volpe, della roccia, dell’erba, dei fiori, degli alberi. Senza limiti, senza fine.
Gli girò un attimo la testa e capì di non essere nella propria testa.
Si trovava sospeso in un luogo da cui poteva mirare se stesso e tutto quanto stava capitando e da tale inconcepibile posizione notò che dei Prescelti non era rimasto altro che un caldo alone di Luce accecante.
Quindi la sua consapevolezza iniziò a vorticare pur rimanendo stabile. Non era certo in grado di capire cosa stesse accadendo, Coniglio-che-Balza, ma, a dirla tutta, in quel momento neanche gli importava.
Il presente si stava dilatando nel futuro, stava inglobando il passato.
Non si sentiva in grado di focalizzarsi su niente, avendo di fronte di tutto.
La sua consapevolezza si stava frammentando tra innumerabili scenari.
La sua coscienza si stava dividendo in una moltitudine di momenti.
Per un attimo la sua Realtà fu come composta dai Quattro Elementi e da tutte le creature viventi senza interruzione tra gli uni e gli altri.
L’angoscia che si dovrebbe provare sentendosi in balia di forze sconosciute ed incomprensibili, indefinite ed in continuo fluire era sostituita da una vasta e profonda Gioia.
Da un senso di appartenenza e di completezza.
Fu allora che si sentì completamente partecipe.
Partecipe della Materia e della Vita quali un tutt’uno indissolubile.
Partecipe di ogni loro movimento, di ogni minimo cambiamento, di ogni loro connessione, nel Passato, nel Presente e nel Futuro. Nel suo Mondo come in altri, nella sua dimensione come nelle altre.
Si sentiva partecipe di quel moto evolutivo che, senza sosta, come fosse la più sacra delle danze, vorticava, spostandosi in linea retta. Un moto che generava costantemente realtà sempre diverse ma sempre coerenti con se stesse.
Percepì tutto questo, Coniglio-che-Balza, in un attimo, in un’eternità.
E di quanto percepì solo poche cose rimasero impresse nella sua coscienza.
Fu consapevole di come Anima Madre e Morte non fossero come se le figuravano lui ed i suoi simili, cioè creature onnipotenti mosse da desideri e volontà come un qualsiasi altro essere terreno, creature da temere o compiacere, bensì, si rese conto, erano come una forza dai due volti, attrazione e repulsione, una forza fondamentale
Soltanto lì, però.
Perché quando si rese conto di potersi nuovamente stropicciare gli occhi, si accorse che la sua memoria stava sciogliendo i ricordi di quell’indicibile esperienza come neve al Sole.
Qualcosa però rimase.
Aveva comunque fatto il balzo più ampio della sua intera esistenza.
Aveva fatto la pace con il suo passato, Coniglio-che-Balza, e mai si era sentito più leggero e sereno di allora.
Una nuova energia scorreva nelle sue giovani membra e, sebbene le abitudini del corpo fossero dure a morire, e cioè scattare ad ogni minimo rumore lo cogliesse impreparato, si era reso conto che, prestandovi la dovuta attenzione, sarebbe in breve riuscito a dominare le sue reazioni automatiche.
Chissà che nome avrebbe adottato una volta riuscito ad ammansire quegli scatti che avevano caratterizzato tanta parte della sua Vita!
Non era quello, però, il suo pensiero principale.
Carico di entusiasmo, era più determinato che mai a svelare il segreto della Creatura e presentarsi al vecchio Hu-Luk con tale chicca in omaggio, anche se, conoscendolo, il vecchio gufo avrebbe gioito di più nel saperlo libero dalla sua terribile maledizione.
Ah, quanto girovagarono i suoi pensieri in quei giorni!
Balzavano dalla Creatura al Gufo, dalla sua tribù alla Volpe, vorticando senza sosta. Aveva per di più molto Tempo per pensare essendosi concesso, Nerogatto, un periodo sabbatico. Troppo a lungo era stato nello stesso posto, il felino, per poter vegliare sul suo affranto amico.
Una volta che era stato messo al corrente della micidiale esperienza di Coniglio-che-Balza, rasserenato dall’esito della vicenda e compiaciuto per il nuovo spirito del roditore, aveva deciso di concedersi qualche giorno per fare una caccia seria e riempirsi la pancia come meritava.
Il nostro giovane coniglio, quindi, aveva tutto il Tempo a disposizione per abituarsi al suo nuovo Sé.
Quando Nerogatto tornò dalla sua vivificante scorribanda, un altro tassello si aggiunse al mosaico da loro raccolto. Proprio nel prato in cui si stavano godendo la Luce del Sole.
Era comparsa la Creatura, come sempre preceduta dall’ampia Aura. Sembrava in sincronia col momento, aveva pensato Coniglio-che-Balza, percependo l’energia emanata dall’essere come un qualcosa di gioioso e sereno.
Si era messo ad osservarne ogni movimento per cercare di carpire qualcosa di più del suo mistero ma, ovviamente, quanto la Creatura fece non poté che moltiplicare i dubbi ed i quesiti che la circondavano come petali la corolla di un fiore.
Proprio di fiori si stava occupando il presunto Prediletto.
Ne stava raccogliendo grandi mazzi, dopo aver carezzato e sussurrato qualcosa ad ogni singolo stelo.
Niente di strano fino a qui.
Avrà fame, aveva pensato Coniglio-che-Balza. Ma di quei fiori non se ne era infilato in bocca neanche uno.
Il nostro piccolo eroe aveva quindi svegliato l’amico, mettendolo al corrente di quel nuovo, insolito evento.
– Quanto mi mancavano queste cose – sospirò lietamente Nerogatto, dopo essersi stiracchiato a dovere
Entrambi, circospetti, avevano seguito la Creatura fino alla sua tana e l’avevano visto decorarla col suo raccolto.
A Coniglio-che-Balza era venuta in mente la decorazione della Volpe, vedendo quello strano comportamento. Sembrava tipico dell’Essere, mischiare le cose per creare qualcosa di nuovo. Forse la volpe stessa aveva incontrato una di quelle Creature. Forse aveva compiuto qualche gesto particolare per meritarsi quella penna. La Volpe avrebbe veramente potuto svelare tante cose interessanti.
Ma chissà perchè decorare una tana, aveva continuato a chiedersi, osservando la cura che l’Essere metteva in ogni suo gesto, l’attenzione nell’accostare i fiori in ordine di sfumatura, alternarli a penne colorate ed a strani oggetti che ricordavano i gusci delle lumache e che tintinnavano se mossi dal vento.
Entrambi avevano potuto percepire quanto l’Aura della Creatura fosse focalizzata sul suo strano rituale.
Era stato Nerogatto ad avere una prima idea che potesse spiegare quel bizzarro comportamento.
– E’ Primavera, no? Se è un animale come tu dici, Prediletto o no che sia.. magari.. magari sta aspettando una femmina
I due amici si erano voltati in silenzio per scambiarsi una lunga occhiata d’intesa.
Una femmina.
L’argomento non aveva infastidito Coniglio-che-Balza come avrebbe fatto un Tempo. Ormai non avrebbe dovuto aver più problemi nel trovare una compagna, la Primavera seguente…
Tuttavia la deduzione di Nerogatto sembrava non fare una piega.
Effettivamente adesso, la tana della Creatura era completamente pervasa di Odor d’Amore.
Avrebbero quindi avuto il privilegio di vedere la femmina del Prediletto?
Aveva dunque ragione l’airone, asserendo che di quelle Creature, nel Mondo, ve ne fossero molte?
Ciò avrebbe scartato definitivamente la tesi che si trattasse di Morte.
Se così fosse stato, non avrebbero avuto la risposta a tutte le loro domande ma certo un dubbio in meno. Un angoscioso dubbio in meno.
Fu così che Nerogatto si rese conto di quanto fosse forte in lui l’impulso dei Giochi d’Amore e si decise a cercare la compagna di quella Primavera. Considerando che non si sarebbe fatto scrupolo se si fosse trattato di un Grande Spirito o no, Coniglio-che-Balza era convinto che l’amico si sarebbe divertito molto nei giorni a venire.
Comunque il felino, prima di partire, raccomandò al nostro coniglio di osservare bene tutto quello che fosse accaduto, per poterglielo poi raccontare, se avesse tardato tanto da perdersi l’arrivo della compagna del Prediletto.
Così Coniglio-che-Balza, dunque, non perse d’occhio la Creatura e le sue singolari attività.
I fiori che aveva appeso dentro e fuori la propria tana erano oramai secchi ma non per questo avevano perso la bellezza dei colori. Inoltre, la creatura, ne aveva trapiantati molti altri creando una sorta di sentiero che conduceva all’ingresso della sua dimora.
Ogni Notte, poi, suonava la sua irresistibile Musica, facendo avvicinare, allietandoli, Grandi Spiriti ed animali.
Tribù e stirpi differenti, predatori e prede, tutti si sentivano ammaliati da quelle melodie misteriose ed avvolgenti, capaci di imporre una tregua più forte di qualsiasi legge di Anima del Mondo.
In quei momenti l’atmosfera aveva un che di irreale, facendo sprofondare il nostro piccolo roditore in un mare di sogni.
Sembrava quasi impossibile che Morte esistesse e che i suoi Araldi fossero soltanto frutto di un qualche indistinto incubo. In Coniglio-che-Balza, ognuna di quelle Notti, radicava la certezza di trovarsi veramente al cospetto del Prediletto.
Solo Hyu-Lu il Folle non si era mai presentato nella radura per gioire di quelle esperienze.
In quei lunghi nove giorni, Nerogatto non era andato molto lontano.
Come ogni felino non poteva resistere al correre dietro a qualsiasi cosa strisciasse, svolazzasse o facesse un qualche minimo rumore, ma non si allontanava mai troppo dalla tana del suo giovane amico.
Per cinque giorni aveva provato ad entrare in quel buio cunicolo, a volte deciso a tirar fuori quel testardo roditore magari con gli artigli.
Per cinque giorni la desolazione che si respirava in quel luogo maledetto aveva smorzato il suo slancio rendendo infruttuoso ogni suo tentativo di scuotere Coniglio-che-Balza dal suo insano torpore.
Poi il puzzo era divenuto insopportabile per il suo fine olfatto.
Odore di escrementi e di Morte.
Morte.
Forse il suo amico si era rassegnato a piegar la testa all’Oscura Sorella? Ma perché poi?
Nerogatto non si capacitava della situazione.
Avevano visto o no, con i loro occhi, che la Creatura aveva ucciso il Grande Mostro?
Non era forse questo, Prediletto o no che fosse, un motivo di speranza per tutte le stirpi?
Eppure Coniglio-che-Balza era crollato come sabbia bagnata. E neanche lui si sentiva poi tanto bene.
Aveva anche iniziato a temere che quella depressione fosse contagiosa, sentendosi avvilito ed impotente. “Dovevo saperlo, non si gioca con le maledizioni” si era trovato a pensare più di una volta.
Nonostante ciò non se la sentiva di abbandonare il suo compagno di avventure.
Pur non entrando più nella sua tana, aveva provato ad attirarlo fuori lasciando presso l’apertura dell’orrido buco tutte le pietanze di cui sapeva l’amico ghiotto.
Solo Anima Madre sapeva come si era sentito in imbarazzo nel raccogliere fiori, radici e ciuffi d’erba, sicuramente sotto lo sguardo stupito e divertito delle sue prede.
Ma la speranza che il suo amico si riprendesse e la desolazione per i giorni che invece continuavano a scorrere non erano le uniche emozioni che si contendevano il suo animo.
C’era anche la rabbia.
Rabbia, figlia di impotenza.
Ogni giorno provava a ripetersi fino alla noia che non aveva motivo di restare al fianco di un animale che si voleva lasciar morire. Era sempre stato un solitario, lui. Ed era sempre stato bene.
Che bisogno aveva dunque di un roditore depresso e suicida?
La solitudine, però, per quanto avesse i suoi lati positivi, la sentiva comoda solo fosse stata una condizione di scelta. In quella situazione non poteva scegliere niente. Poteva soltanto osservare, aspettare e subire la sua incapacità di aiutare un amico.
Se in quei nove giorni Coniglio-che-Balza attraversò il suo Inferno personale, anche Nerogatto ebbe le sue pene cui far fronte.
Neanche cacciare gli dava più quel brivido che tanto lo deliziava, a prescindere dal risultato finale. E che dire poi del suo piacere nello scovare qualche madre di sue future cucciolate? Svanito nella preoccupazione che di quei giorni aveva fatto suo pieno dominio.
Potete quindi immaginare il suo stupore e la sua gioia quando, avvicinandosi al Buco dell’Esilio, come lo aveva ribattezzato, vide quella gracile e malridotta parvenza di coniglio che stava masticando un po’ delle primizie che gli aveva lasciato.
La commozione che provò nel vedere quel batuffolo di coda sempre candida, adesso sporco ed aggrovigliato da liquami secchi, si unì all’entusiasmo che la visione dell’amico risorto gli aveva suscitato nel cuore.
Non poté resistere.
Silenzioso per diritto di nascita, si avvicinò cautamente al piccolo coniglio, cercando di soffocare l’entusiasmo che lo stava facendo vibrare come una canna al vento. Quindi gli balzò addosso urlando un poderoso “Evviva!!!”, dando così sfogo a tutte le emozioni che a lungo lo avevano tormentato e che erano state vicine a farlo scoppiare.
Con l’impatto i due rotolarono, ridendo, a Terra.
Poi Nerogatto balzò agile di lato con una forzata espressione di disgusto dipinta sul volto.
– Amico mio, non so cosa hai fatto in questi giorni ma so cosa farai tra pochi minuti: un bel bagno nel torrente!
Ma non poté finire la frase senza scoppiare a ridere di gioia.
Anche Coniglio-che-Balza iniziò a ridere, ridere tanto.
Le angustie che lo avevano quasi schiacciato si stavano dissolvendo di fronte alla commovente amicizia dimostrata dal suo amico felino. Ne poteva sentire l’aura ribollente e non vi era dubbio alcuno, per nessuno dei due, di quanto tale amicizia fosse profonda per entrambi.
Il bagno era stato un toccasana. Coniglio-che-Balza si era sentito rinascere ed era per di più lieto di non costituire più un problema per il fine olfatto dell’amico col disgustoso odore del suo tormento.
Raggiunsero insieme una radura inondata dal Sole dove potersi asciugare godendosi i mille colori e le fragranze dei fiori primaverili.
Nerogatto si acciambellò compostamente e, dopo un bello sbadiglio disse:
– Ora devo assimilare tutte queste emozioni. Tu schiarisciti le idee e goditi il tepore. Se e quando avrai voglia, sarò lieto di ascoltarti
Coniglio-che-Balza si spalmò così a Terra, affondando il muso nell’erba fresca ed odorosa.
Un lento sospiro fuoriuscì dalle sue piccole, rosee narici, quindi si voltò sulla schiena.
Ce l’aveva fatta.
Aveva affrontato Paura e Dolore.
Senza intermediari.
Senza l’aiuto di Anima Madre.
Senza l’aiuto del Testimone Bianco, pfui!
Li aveva affrontati sul loro campo, in un momento in cui mai si sarebbe aspettato di dover intraprendere una tanto titanica battaglia.
Certo il ricordo della fine dei genitori gli bruciava ancora in petto ma adesso era in grado di farvi fronte.
Non lo sentiva più come un pezzo di brace che covava sotto le ceneri, pronto a divampare ogni qual volta qualcosa vi si posasse sopra. Adesso lo immaginava più come una stella ardente, una stella che non si poteva osservare senza che gli occhi lacrimassero ma una stella che poteva insegnargli qualcosa. Adesso aveva la sua stella personale: i suoi genitori.
Sapeva di non essere stato abbandonato perchè codardo. Sapeva di non essere stato maledetto da Morte.
Sapeva di essere vivo grazie all’Amore di sua madre.
– Ehi, là dentro! – Miagolò insistentemente Nerogatto. – Sono tre giorni ormai che te ne stai rintanato come una patata. Credevo di aver incontrato un compagno d’avventure, io, mica un tubero buono solo a mettere radici. Mi hai abituato ad un altro tenore di vita, adesso mica mi puoi piantare così. Senza una spiegazione che sia una, per di più. Ehi! Coniglio!
Ma anche stavolta il felino non ottenne risposta alcuna.
Coniglio-che-Balza non aveva dato cenno di essersi ripreso dalla loro incredibile vicenda.
Non aveva parlato per tutto il tragitto di ritorno e neanche una volta raggiunta la sua confortevole tana.
Da lì, poi, non era più uscito.
Nerogatto aveva provato a chiamarlo più volte, ovviamente. Si era anche infilato nel buio cunicolo in cui l’amico si era rifugiato, ma senza fortuna.
Coniglio-che-Balza si era chiuso in ostinato quanto inspiegabile silenzio, tanto che, a questo punto, il felino stava iniziando a preoccuparsi.
Dal canto suo, il nostro piccolo eroe stava combattendo una personalissima battaglia per non venir annichilito da un’angoscia vecchia di anni.
Un’angoscia che si era celata nel più profondo del suo essere, covando indisturbata e facendo germogliare in lui quella Paura e quel Dolore che da sempre gli avevano dato tormento.
Almeno da quanto aveva potuto ricordare fino ad allora.
Perché la visione dell’orrido mostro aveva risvegliato le memorie e gli incubi rimossi e sopiti.
Coniglio-che-Balza non era nato maledetto da Paura e Dolore, come aveva sempre creduto.
Era stato maledetto quando, ancora cucciolo, aveva assistito alla morte dei genitori dovuta alle fauci di uno di quei terribili rettili. Questa era la verità.
Questo andava sognando di continuo nel buio del suo ricovero. Questa era l’immagine che lo stava tormentando senza sosta.
I suoi genitori ed alcuni Grandi Spiriti della tribù, avevano deciso di formare un’altra colonia distante da Prato Declivio, giusto per ampliare il territorio dei conigli e dar modo alla propria stirpe di proliferare al meglio.
Non tutti gli anziani erano stati d’accordo su tale scelta, essendo Tabù allontanarsi dalla tana, ma poco avevano potuto di fronte alla risolutezza di quel gruppo di valorosi.
Alla fine avevano dovuto dare il proprio consenso e quegli impavidi se ne erano andati nottetempo, dopo una grande festa in loro onore. L’ultima festa cui avrebbero potuto prendere parte.
Si erano infatti imbattuti in un Grande Mostro, solo pochi giorni dopo. Una creatura orribile, molto simile a quella vista nella radura, abbattuta dal misterioso Essere.
Coniglio-che-Balza era ancora molto piccolo e era stato grazie al sacrificio della madre, ultima sopravvissuta all’attacco dell’insaziabile nemico, che aveva potuto avere salva la Vita.
Saltalesta era il suo nome e non a caso se lo era meritato.
Era fuggita lontano dal lui per distogliere l’attenzione dell’implacabile mostro e facendolo così correre a lungo e sempre più lontano dal luogo dello scontro
Aveva corso abbastanza per salvare la Vita a suo figlio ma non tanto da salvare la propria, la rapida, coraggiosa, Saltalesta.
Dietro di lei era rimasto il suo piccolo, profondamente scioccato dalla carneficina cui aveva assistito: tutti i compagni dilaniati dalla furia vorace del Mostro.
Solo adesso Coniglio-che-Balza la ricordava ed il dolore per la sua morte era pari a quello d’averla dimenticata.
Ancora cucciolo, il nostro povero amico, era rimasto di sasso sulla scena del massacro, incapace di riattivare le proprie facoltà intellettive, attanagliato fin nel profondo da un terrore fin allora ignoto e sicuramente inaspettato.
Fu l’istinto a ricondurlo, quasi in trance, a Prato Declivio.
Fu l’anziano Baffotorto, quel giorno di guardia, a trovarlo. Con sgomento aveva annusato sul cucciolo l’odore di sangue e morte e aveva ben capito cosa fosse accaduto.
Ogni domanda però, era caduta nel Vuoto, giacchè il piccolo traumatizzato aveva cancellato ogni cosa dalla sua mente.
Troppo pesante per le sue spalle tutto l’orrore cui aveva assistito!
Baffotorto aveva allora deciso di ripulirlo ben bene con qualche odorosa pianta e di non far menzione dell’accaduto con gli altri suoi pari, ad eccezione degli anziani, ovviamente.
Avrebbero intensificato le guardie con qualche scusa ma non potevano far serpeggiare il panico nella comunità. Avrebbero così rischiato di far peggio che meglio essendo la Paura una pessima consigliera.
Tenuta riunione segreta, quindi, gli anziani avevano deciso di avvolgere nel mistero il ritrovamento del cucciolo, giacché il mistero poteva assumere un’infinità di interpretazioni di comodo.
Quella che ebbe più successo, fin da essere considerata la verità, fu involontariamente offerta da Coniglio-che-Balza stesso. L’intollerabile terrore a cui era stato sottoposto, mai digerito, aveva fatto germogliare in lui quel perenne stato di Paura per cui era divenuto famoso e siccome le malelingue sono sempre più di quante ce ne sia bisogno, venne stabilito che, essendo un fifone, si era perduto fuggendo da qualche sua fantasia.
Come Natura vuole le malelingue hanno come caratteristica comune la pochezza mentale, quindi nessuno di quelli che avevano avanzato e sostenuto tale ipotesi si domandò mai perché del gruppo di valorosi partiti a fondare una nuova stirpe, non si fossero avute più notizie.
Se poi all’ignoranza si unisce il Tempo che passa, ogni avvenimento è suscettibile di dissolversi dal ricordo generale, lasciando solo qualche latente impressione o fortificandone qualcuna già esistente, tipo il Tabù che proibiva a chiunque di lasciare Prato Declivio.
Soltanto il nono giorno Coniglio-che-Balza uscì dal suo covo. “Probabilmente vinto da fame e sete”, avrebbe pensato Nerogatto se fosse stato presente.
Il suo manto era sporco e scarruffato, le orecchie mosce, il naso quasi impastato, gli occhi inespressivi, fissi su qualcosa che solo lui poteva vedere.
Stremato nel corpo e nello spirito.
Nessuno fu testimone di tale avvenimento e nessun animo fu quindi turbato dalla sua apparizione.
Aveva ingaggiato una lotta spaventosa, rintanato tutti quei giorni. Una lotta che lo aveva visto più volte sull’orlo della definitiva sconfitta.
Fu solo il ricordo di alcune parole del vecchio amico Hu-Luk a farlo riemergere dalla disperazione che lo aveva avvinto.
Quando andava lamentandosi col saggio gufo della sua condizione di maledetto, solennemente il pennuto lo esortava ricordandogli che solo a Morte non v’era rimedio.
Per tutto il resto c’era sempre qualcosa che si potesse fare.
Fu l’immagine dei suoi benevoli grandi occhi gialli che si fece via via largo nel tormentato immaginario di Coniglio-che-Balza, offrendogli uno spiraglio al grigiore che l’opprimeva.
“C’era sempre qualcosa che si potesse fare”.
Voleva dunque abbandonarsi alla disperazione e concludere così la sua vita, preda di Paura e Dolore o voleva far sì che il sacrificio di sua madre non fosse stato vano?
Poteva, voleva risollevarsi per divenire quel Grande Spirito che i suoi genitori si aspettavano sarebbe diventato o voleva rimanere incatenato a memorie, per quanto terribili, di eventi oramai passati?
Aveva compiuto un viaggio che nessuno tra i suoi pari aveva osato prima.
Aveva oltrepassato anche quello che i suoi stessi valorosi genitori si erano prefissi.
Aveva superato sfide mortali, incontrato nuovi amici e scoperto un Essere che poteva liberare tutte le stirpi dal giogo dei Grandi Mostri.
No.
Non poteva, non voleva cedere adesso.
Sarebbe nuovamente uscito alla luce del Sole, avrebbe nuovamente respirato Aria fresca, avrebbe bevuto e si sarebbe nutrito.
Aveva ancora molte avventure da vivere.
E con somma sorpresa si ritrovò a pensare che aveva ancora una Volpe da trovare.
Un nuovo Sole era sorto ed il cinguettio degli uccelli si confondeva con il ronzio degli insetti. Profumo di fiori e di verdi germogli si diffondeva nell’aria allietando gli animi.
Dopo le parole della sera prima, un’amicizia era divenuta più solida di quanto chicchessia avrebbe potuto immaginare.
Sebbene fossero una coppia tra le più improbabili, entrambi sapevano di poter contare ciecamente l’uno sull’altro.
Tuttavia il mistero che si erano accinti a svelare, ovvero l’identità della portentosa Creatura, sempre mistero rimaneva.
Adesso, poi, era divenuta evidente anche una certa urgenza di risolvere la questione. Coniglio-che-Balza aveva un amico cui regalare questa perla di conoscenza. Sempre che la perla l’avessero trovata..
Per questo, l’idea di Nerogatto parve l’unica sensata: seguire l’Essere e vedere cosa faceva.
Solo così avrebbero potuto scoprire la Verità.
Coniglio-che-Balza fu preso in contropiede dalla proposta dell’amico. E’ vero che si era fatto più azzardoso dall’inizio del suo viaggio ma tanto da seguire una probabile Morte?
D’altronde che altro fare?
L’unica soluzione era quella: assicurarsi di persona dell’identità della misteriosa Creatura osservandone direttamente il comportamento.
Non fu facile mettersi sulle sue tracce e non bastò una giornata. Eppure aveva un aura tanto vasta da non passare inosservata. Evidentemente si allontanava dalla sua tana per lunghi periodi. Era l’unica spiegazione possibile.
I nostri amici però non desistettero dalla loro missione e prova oggi, prova domani, una sera Lo videro tornare alla radura.
Emanava urgenza, l’Essere.
Una vibrazione intensa e quasi minacciosa.
A Coniglio-che-Balza fece venire in mente il ghiaccio tagliente. Entrambi si sentirono un po’ in soggezione da tale manifestazione, tanto che ognuno si chiese se fosse veramente il caso di mettersi a seguirLo. Tuttavia erano oramai preda della fame di sapere e, passata una Notte a farsi coraggio, stettero in attesa che il loro “bersaglio” tornasse in movimento.
Questo avvenne la mattina seguente, all’Alba.
L’aura dell’Essere era meno minacciosa ma assai più vasta e definita. Determinata, si potrebbe dire.Aveva in mente qualcosa ma l’unico modo di saperlo era seguirlo.
– Spero che non sia come dicevi tu.. – esordì Coniglio-che-Balza
– E sarebbe?
– Che finora abbia giocato con noi come voi gatti coi topi e adesso si appresti a distruggerci tutti e due
Eventualità, questa, che non piacque punto a Nerogatto.
In genere era lieto di avere ragione ma questa volta poteva essere una spiacevole eccezione.
Tuttavia erano in ballo e dovevano ballare.
Al seguito della portentosa Creatura si addentrarono tra le ombre di Boscomonte, chissà dove, chissà perchè e chissà con quale risultato.
Camminarono a lungo ed in silenzio, ognuno vigile ai rumori del bosco ed attento all’aura della Creatura che seguivano.
Era mattina inoltrata quando, da lontano, La videro scrutare attentamente il terreno.
“Sta seguendo delle tracce” fu il commento autorevole di Nerogatto.
Si trovavano, al momento, in una zona di acquitrini. Il solido terreno aveva ceduto il posto ad una fanghiglia grigiastra che si fregiava di una moltitudine di canne e piante palustri.
All’intorno non vi era traccia di altri animali né alcun rumore ed era un fatto, questo, che poco contribuiva alla serenità dei nostri due amici. Quando videro la Creatura riprendere il suo cammino, si avvicinarono cautamente laddove si era soffermata. Sbigottirono entrambi.
Quanto aveva attratto i loro occhi era veramente un oscuro presagio: le impronte di qualcosa di grande.
Sembrava vi si fosse posato un uccello dalle dimensioni spropositate. La vegetazione intorno, poi, era squassata come dal passaggio di una frana.
– Per mille topi ballerini – ruppe il silenzio Nerogatto
– Credi che sia..
– Un Grande Mostro! Questa è senz’altro l’impronta di un Grande Mostro!
I due avevano il cuore in gola.
Le membra si erano irrigidite ed il pelo rizzato.
Le orecchie di entrambi iniziarono automaticamente a perlustrare la zona circostante. I sensi dei due amici erano tesi allo spasimo in cerca dell’aura della famelica belva.
Si diceva che a Boscomonte si trovasse un Araldo di Morte ma tra il saperlo e trovarne traccia c’era un bel salto.
Indubbiamente l’Essere stava proprio andandogli incontro!
E loro dietro.
Follia!
Insani pensieri si affollarono nelle loro testoline, curve sull’orrida visione: e se si fosse trattato di una trappola? Magari l’Essere era proprio Morte, li aveva ipnotizzati e li portava come spuntino ad un proprio Araldo.
Comunque fosse i due amici sentivano lo stomaco serrato. Si rendevano conto che in qualsiasi momento poteva comparire il Grande Mostro e porre fine alla loro Vita ed alle loro domande…
In un sol boccone!
Nel lasso di tempo in cui furono glacialmente preda del panico, i due persero di vista la Creatura che avevano fin allora pedinato. Anche la sua aura era scomparsa.
La loro unica speranza di salvarsi da quella situazione era se, invece che Morte, fosse stato veramente il Prediletto.
Ma quando la Paura irrompe nella mente il vero ed il falso, il giusto e lo sbagliato si mescolano come fanghi diversi nella corrente di un fiume.
Andare o restare, fuggire o cercare la Creatura.
I due amici rimasero interdetti a lungo ora guardandosi confusi, ora fissando la terrorifica impronta.
– Bisogna stare calmi – trovò la forza di esordire Nerogatto
Coniglio-che-Balza non rispose, troppo occupato a non far battere i denti, giusto per non rivelare la loro posizione al micidiale predatore, se Fortuna li voleva sopravento.
– Questa impronta è fresca. Il Mostro è nelle vicinanze – continuò il felino
– Un corridore senza penne e grande come un albero – balbettò il nostro spaventato amico, memore della descrizione fattagli da quel pennuto, nella radura
– L’Essere è sparito. Se non è stato lui a condurci in trappola allora è la nostra sola speranza
– Vorresti ritrovarlo? La sua aura è sparita come Vento! Quale animale potrebbe? Ho paura che tu abbia avuto ragione: che si tratti di Morte. Se così fosse ti avrei condotto ad una ben misera fine. Bell’amico ti sei trovato
– Non essere sciocco. Morti non siamo ancora e non è colpa tua la mia curiosità. Se il Mostro è nella zona certo non è così vicino. Una bestia di tali dimensioni avrà anch’esso un’aura proporzionata
– Comunque sia che intenzioni hai?
– Forse è meglio tornare sui nostri passi, nella direzione opposta presa dal Mostro. Se il Vento vorrà, riusciremo ad andarcene senza che si accorga di noi
– Magari se ne è già accorto e ci sta tendendo un agguato. Magari l’Essere che stavamo seguendo ed il Grande Mostro sono la stessa cosa. Potrebbe trasformarsi a piacimento. Abbiamo seguito Morte e adesso..
– Oh piantala! Piagnucolare serve solo a far rumore e poi stai dicendo un mucchio di sciocchezze.. Spero. Vuoi restar qui a dolerti della situazione?
– No
– Allora andiamo. In silenzio
– Un momento! Non senti la Terra vibrare?
– …si…
– Come dei passi…
I due deglutirono amaramente. Solo una bestia, sapevano, poteva far tremare la Terra al suo passaggio.
– Calma – disse Nerogatto con un fil di voce. – E’ distante e non sta correndo. Probabilmente non sa che noi siamo qui
– Se ne parlassimo un po’ più in là!? – Replicò Coniglio-che-Balza ad un passo da una crisi nervosa
– Hai ragione! Diamoci una mossa!
Come i due amici fecero dietro front, però, il Fato giocò loro un singolare scherzo.
Un’aura possente, come una folata d’aria calda, li investì alle spalle. Lungo la loro schiena corse un brivido incontrollato.
L’Essere che avevano tanto temerariamente seguito si era improvvisamente rivelato in tutta la sua possanza.
Coniglio-che-Balza e Nerogatto urlarono all’unisono appena si sentirono travolgere da quella silenziosa forza.
Attaccarono entrambi una mirabile corsa se non che si accorsero, in breve, che quanto avevano provato aveva origine lontano da dove si trovavano. Per quanto distane, però, l’Energia Vitale sprigionata aveva le dimensioni d’una montagna e la furia d’una tempesta.
L’Essere stava dando battaglia!
Di certo col Grande Mostro.
Inaspettatamente caricati da quella possente vibrazione, i due si voltarono e, intendendosi con uno sguardo, tornarono guardinghi sui propri passi, sentendo di lì a poco la Terra tremare, come se qualcosa di immenso si fosse abbattuto al suolo.
Incapaci ormai di porre un freno alla propria curiosità affrettarono il passo, mantenendo ovviamente un certo grado di allerta.
Facendo attenzione alla direzione del Vento, fecero cautamente capolino da un canneto nel quale speravano di potersi nascondere. Di fronte a loro si apriva un ampio spiazzo.
Una grande pozza ne costituiva oltre la metà ed in lontananza la foresta mostrava nuovamente tutto il suo vigore.
Lo spettacolo che si presentò loro aveva dell’incredibile, dello stravolgente.
Poterono solo aprire la bocca ed osservare sbalorditi.
Una bestia smisurata giaceva riversa al suolo.
La sua testa immensa aveva una bocca grande come una caverna, da cui sbucavano terribili zanne ricurve, lunghe più di loro. Gli artigli, poi, di quelle sue spropositate zampe, avrebbero potuto squarciare una Grande Casa. La coda pareva un tronco e la pelle che rivestiva i formidabili muscoli, ricordava quella dei rettili, sebbene più simile alla roccia.
Si trovavano ad ammirare uno dei superbi Araldi di Morte, un invincibile, temutissimo Grande Mostro.
Morto.
Di fronte alla creatura da incubo, l’Essere stava in piedi, dritto, in silenzio, respirando lentamente. La sua aura si era ricomposta, densa, calda, sempre ampia. Emanava pace e solidità. Sicurezza. Uno spettacolo pari a quello, ne erano entrambi certi, non era capitato a molti.
Di fronte a tale spettacolo Nerogatto si sentì privilegiato.
Le sue passate convinzioni riguardo l’identità della Creatura si sciolsero come neve in un ruscello.
Era stupito ed ammaliato.
Chi viveva a Boscomonte, adesso se ne sentiva certo, non era Morte. Era il Prediletto, il Grande Spirito sceso sulla Terra per rivendicare il diritto al Sole di tutte le stirpi e sconfiggere definitivamente le schiere dell’oscura Sorella.
Dal canto suo Coniglio-che-Balza non era in grado di condividere l’ammirazione dell’amico né tantomeno l’euforia derivante da tale spettacolo.
La vista del Mostro riverso al suolo aveva calamitato tutta la sua attenzione, rendendolo assente al Mondo che lo circondava.
Stava lì, ritto sulle sue zampe, leggermente chino in avanti quasi volesse avanzare ma i suoi muscoli non rispondessero a tale iniziativa. Il suo cuoricino aveva perso un colpo non appena aveva posato gli occhi sul terribile campione di Morte.
Tale visione aveva fatto scattare qualcosa nel suo profondo.
La sola presenza dell’Araldo, seppur battuto, aveva sfondato un muro nei suoi ricordi, un muro che fino ad allora lo aveva preservato da più angoscia di quanto potesse tollerare.
Adesso quell’angoscia stava nuovamente riversandosi nel suo animo travolgendo tutto quanto.
Si sentì vacillare Coniglio-che-Balza e sentì calde lacrime inumidirgli gli occhi mentre dimenticate immagini di un lontano passato si erano prepotentemente affacciate alla sua mente. E d’un lampo, Coniglio-che-Balza, capì, ricordò il perchè della sua eterna maledizione.
Un giorno di ricerche non era stato molto fruttuoso.
Hyu-Lu il giovane, soprannominato poi “il pazzo”, aveva fatto un buon riassunto ma la sua tesi era decisamente troppo azzardata.
I due amici non avevano riposato bene quella Notte, avendo la testa piena di congetture, ipotesi, nozioni.
Niente di definitivo e tanto caos.
La loro curiosità, poi, era cresciuta come una quercia mentre le loro certezze ancora somigliavano ad una foglia in balia del vento.
Nerogatto era stato tutto il giorno a caccia e lo stesso Coniglio-che-Balza si era dedicato alla ricerca di prelibatezze gastronomiche. Si incontrarono quindi la sera, ognuno con le forze pienamente ristabilite.
– L’unica cosa che ho capito – stava considerando Coniglio-che-Balza – è che nessuno ci ha capito niente. Ognuno dice la sua ed ha un’opinione differente dagli altri. Non posso che definirmi confuso
– Che storie quella cicogna. Credo sia quella che le ha sparate più grosse – rincarò Nerogatto
– A te proprio non va giù che esistano felini grandi come un toro – lo apostrofò Coniglio-che-Balza con un sorrisetto ironico
– Non ti ci mettere pure tu, roditore – rispose il gatto risentito. – Ho conosciuto altri migratori e, dai retta a me, le loro storie sono sempre gonfiate a dismisura. Credo provino un insano piacere a disorientare i Grandi Spiriti che non possono verificare i loro racconti
– E del gufo che mi dici?
– Buono lui. Fuori di testa come un pulcino dall’uovo. Ma l’hai sentito come farneticava quello là? E quegli altri pennuti? Nevrotici fin nelle ossa. No, credo proprio che la stirpe degli uccelli abbia smarrito il senno dall’Alba dei Tempi. Troppo con la testa tra le nuvole, stanno. Te lo dico io
– Hu-Luk non era uno sciocco – ribatté prontamente Coniglio-che-Balza
– Chi è questo?
– Hu-Luk, un vecchio gufo, un saggio Grande Spirito
– E adesso perchè sei così malinconico? Ti si sono ammosciati i baffi. Ah! Ah!
Coniglio-che-Balza si sentì imbarazzato dall’aver tanto palesato i suoi sentimenti.
– Mi manca, ecco tutto. Era un amico. Forse il solo che ho avuto
– A parte me – sottolineò Nerogatto facendo un accenno di fusa
– Prima di te, si. Era l’unico che mi trattasse con rispetto. Sapeva un mucchio di cose, sai? Ne aveva viste così tante..
– Ma mai l’Essere che abita a Boscomonte, immagino
– No. Sarebbe felicissimo di saperne l’esistenza. Chissà come sarebbe eccitato se lo rendessi partecipe di tale mistero
– Credo che il tuo amico sia un po’ troppo distante per questo
– Purtroppo hai ragione. Ma mi sono ripromesso di raccontargli tutto quanto, una volta che avrò ottenuto qualche risposta
– Se mai le otterremo…
– Devo. Non potrei altrimenti riferirgli niente di tutto questo senza avere anche le risposte. Oramai è piuttosto avanti con l’età e non voglio certo che raggiunga il Regno di Anima Madre con una tale curiosità non appagata. E poi mi ha sempre fatto del bene, mi ha sempre stimolato sbalordendomi con i suoi racconti che stavolta voglio essere io a sbalordire lui. Voglio raccontargli il mio viaggio. Voglio renderlo fiero di me, ecco
– Allora dovremo svelare il mistero al più presto se è tanto vecchio come dici
Coniglio-che-Balza annuì.
Improvvisamente fu consapevole che il Tempo scorre senza che si possa fare nulla per impedirlo. Ed è come l’acqua di un fiume: una volta passato non torna più in dietro.
Si fece un attimo pensoso ma subito l’amico, mentre si ripuliva i polpastrelli da qualche sassolino, lo incalzò con nuove domande.
– Dì un po’. Hai parlato tanto di questo gufo ma mai una parola sui tuoi genitori. A loro non vuoi raccontare le tue avventure?
Coniglio-che-Balza si incupì per un momento, quindi, a bassa voce:
– Se ne sono andati quando ero piccolo, i miei genitori. – Poi, ingoiando amaro aggiunse: probabilmente si vergognavano di avere un figlio maledetto da Paura e Dolore…
Nerogatto fu colto alla sprovvista da tale triste rivelazione ma fece finta di niente e proseguì:
– Credo che se sapessero del tuo viaggio si vergognerebbero di averti mal giudicato
– Mal giudicato? Guarda che non so neanch’io come abbia fatto ad arrivare sin qui. A Prato Declivio tutti mi considerano un vigliacco, ridono di me e non a torto. Se la vuoi sapere tutta, la scorsa Stagione degli Amori sono stato l’unico a rimanere senza una compagna
Le ultime parole le proferì con impeto, quasi volendo soffocare un’emozione troppo dolorosa per potersi esprimere. Un groppo in gola poi lo mantenne in silenzio.
– Vuoi dire che dove vivi ci sono soltanto Grandi Spiriti? Non avete una stirpe da proteggere?
– Certo che sì – rispose a fatica Coniglio-che-Balza
– Ed allora perchè non ti sei unito con una della stirpe
– Dovresti saperlo che i figli di una coppia mista non sempre nascono Grandi Spiriti. E comunque non possono procreare a loro volta. E’ così che i nostri pari hanno iniziato a decadere. Più maschi che femmine. Io non volevo generare altri “caduti”, succede già di continuo
– Hii come sei schizzinoso. Per fortuna io non ho i tuoi problemi. Per me le femmine della mia specie hanno ognuna un valore suo. Grandi Spiriti o no hanno tutte un qualcosa di speciale. Ho un sacco di figli, a giro per il Mondo, sai? – E così dicendo si guardò con mal celata soddisfazione gli artigli ricurvi. – Penso che dovresti fare meno il difficile, amico mio
Coniglio-che-Balza dava però segno di non aver inteso le sue osservazioni.
– Ho visto una Volpe.. – soggiunse dopo un breve silenzio
– Complimenti, che vuoi che ti dica. Non vedo però cosa c’entri con quello che..
– Una Volpe femmina..
Nerogatto lo squadrò a lungo, con sospetto.
– Ragazzo – gli disse – tu sei un coniglio. Ricordi? Orecchie lunghe, coda corta. Un roditore. Non è che hai passato troppo Tempo con quel gufo e ti sei perso la testa tra le nuvole pure tu?
– Non hai capito. E’ vero, lo ammetto. Ho fatto anche dei pensieri Tabù sulla Volpe ma non era un Grande Spirito come gli altri
– Era gialla?
– Spiritoso. Aveva legate al pelo delle penne. Delle lunghe penne bianche e nere. Hai mai visto nessuno con le effigi di un altro Popolo?
– Bhè, devo ammettere che la cosa è curiosa assai. Il tuo amico gufo che ne ha detto?
– Neppure lui ne sapeva niente
– Non l’avete cercata assieme?
– Me ne sono andato poco dopo. Hu-Luk pensava che avessi preso questa decisione per trovare la Volpe. In verità lei è stata la spinta ad andare. Era la prova che qua fuori c’è qualcosa di più di quanto le tradizioni ci raccontano. Il mio scopo però era interrogare il Testimone Bianco. Volevo che mi togliesse la maledizione, capisci? O magari che mi potesse dire cosa fare per liberarmi. Ah, Hu-Luk sapeva che il Testimone non parla con nessuno. Forse è stato per non perdere questa speranza che non gli ho detto niente in proposito. Come potevo presentarmi alla Volpe preda io stesso di Paura e Dolore? Lei certamente sa qualcosa di più di noi altri. Magari qualcosa su Anima del Mondo. Ma avrebbe preso sul serio un vigliacco?
– Un vigliacco?
– Il qui presente. Sto parlando di me se ancora non te ne sei accorto. E non sono soltanto io a crederlo. A Prato Declivio hanno addirittura preferito Zamparotta a me. Meglio uno zoppo di un codardo. Te ne rendi conto?
Le ultime parole le disse con un lamento e questo dispiacque molto a Nerogatto. Trovava quel coniglio assai simpatico. Quindi gli si appressò e seriamente gli disse:
– Vigliacco? Senza tema di smentita posso asserire che tu sia il coniglio più coraggioso, Grande Spirito o no, che mi sia mai capitato di incontrare ed una volta che avremo risolto il mistero dell’essere ed avrai fatto ritorno a Prato Declivio, sfido chiunque altro tuo pari a dire il contrario
Coniglio-che-Balza si commosse a tale prova di affetto che quasi gli venne l’impulso di abbracciare questo suo nuovo prezioso amico. Ma Nerogatto continuò:
– Spero solo che allora non ti dimenticherai di me. É buffo dirlo ma mi sono abituato alla tua compagnia e, sebbene sia un solitario di natura, credo che mi mancheresti assai
Un largo sorriso si fece strada sul volto del nostro piccolo eroe, nascendo dal cuore ed ampliandosi a tutto il suo essere.
Si sentiva immensamente grato ad Anima Madre per averlo condotto fino a Boscomonte ed avergli fatto trovare un tale compagno d’avventure.
Non era passato molto Tempo dal loro incontro col serpente che i due nuovi amici si imbatterono in un altrettanto improbabile coppia.
– E’ inutile. Ti dico che non ci capisco niente. Nulla è cambiato dall’altro giorno. Forse devi crescere un altro po’
Una lucertola dal fare indispettito ed una tartaruga dall’aria contrariata si stavano fronteggiando in un piccolo prato.
Quando si avvidero di essere divenuti oggetto di curiosità si diedero leste un certo contegno.
Subito la lucertola ricordò al gatto la tregua vigente tra i Grandi Spiriti mentre Coniglio-che-Balza si informò del motivo di quel baccagliare.
– E’ una storia lunga – esordì la tartaruga scuotendo flemmaticamente la testa
– E noi saremmo lieti di esserne resi partecipi – le rispose il coniglio
– Allora sarà bene vi accomodiate – replicò il rettile corazzato
Dal canto suo, la lucertola dovette fare buon viso a cattivo gioco, conoscendo bene la storia che stava per essere raccontata e non avendo poi molta voglia di sentirla ripetere nuovamente.
Tuttavia la tartaruga iniziò.
A sua detta la propria antenata e quella della lucertola erano sorelle, tanto ma tanto Tempo fa. Erano sorelle divise da una profonda concezione del senso della Vita.
Entrambe erano attratte dalla Conoscenza, certe che, facendo essa tanta differenza tra i Grandi Spiriti e la propria stirpe, un accumulo ulteriore di sapere le avrebbe poste in grado di affrontare e sconfiggere gli Araldi di Morte.
Scoprendo il segreto della Vita avrebbero scoperto il punto debole dei Grandi Mostri.
Una, però, pensava che la conoscenza potesse elargirla soltanto Anima del Mondo, l’altra che la conoscenza fosse alla portata di tutti, che Anima del Mondo l’avesse divisa e nascosta in ogni frammento di quello che li circondava.
Una era rapida ed impaziente, l’altra lenta e metodica.
Una passava il giorno a cacciare insetti, l’altra a raccogliere pietre, semi, cortecce ed ogni cosa che potesse trasmettergli il senso della Vita, pascendosi di verde.
– Quando arriverà Anima del Mondo, tu, con quel fardello sulla schiena, non riuscirai a raggiungerla. Non riesci neanche più a cacciare gli insetti
– Non mi importa di cacciare insetti – le rispondeva la tartaruga. – Trovo ugual nutrimento nelle piante. Tu piuttosto, per quanto veloce, qualcuno potrà sempre catturarti e senza la protezione che questi oggetti danno sarai indifesa
L’una a l’altra cercavano di convincersi a vicenda della propria concezione della Realtà ma senza successo.
Per quanto diverse, le due sorelle erano ugualmente testarde.
Un giorno vennero a sapere che Anima del Mondo era giunta sulla Terra, poco distante da dove vivevano.
Decisero così di porre a lei la questione.
Che fosse l’Anima Madre a giudicare chi delle due avesse ragione. Si incamminarono quindi per il colle sulla cui sommità riposava Colei che conosceva tutte le risposte.
Il tragitto era lungo e privo di ripari, così la lucertola attaccò una rincorsa. Per lei la rapidità era l’unico modo di evitare i predatori. La tartaruga invece, non potendo lasciare tutti gli oggetti raccolti nel Tempo, grazie ai quali, era convinta, avrebbe scoperto il segreto della Vita, si incamminò lentamente.
Quando la lucertola giunse al cospetto di Anima del Mondo la tartaruga era sempre all’inizio del suo percorso.
Incapace di aspettare la sorella, la rapida lucertola interrogò subito la divinità ed Anima Madre così le rispose:
– La Conoscenza che cerchi è troppo ampia per essere appresa tutta insieme. Per quanto tu sia rapida la tua mente non potrebbe esserlo altrettanto. Anche tua sorella, però, sta commettendo un errore. La Conoscenza, che ho sparso ovunque, serve sì a difendere tutti i miei figli, ma non caricandosi ogni cosa sulla schiena. Tua sorella accumulerà un gran sapere ma non sarà mai in grado di accedervi. Quindi ecco l’unica lezione che posso darti, mia giovane figlia. La benevolenza. Siate benevole tra di voi, unite le vostre forze. Solo così scoprirete il senso della Vita. Lei accumulando conoscenza, tu aiutandola a leggere ed interpretare. Solo allora, con la tua velocità, potrai rivelare a tutte le stirpi il senso della Vita
Il racconto pareva concluso e sebbene la tartaruga sfoggiasse un’espressione compiaciuta, Coniglio-che-Balza e Nerogatto avevano l’aria di chi si attendeva qualcosa di più.
I quattro animali si scrutarono a lungo negli occhi, quindi Nerogatto esordì:
– E allora? Com’è andata a finire? Qual’è il senso della Vita?
– Non lo sappiamo – replicò la tartaruga un poco imbarazzata
– Non è facile leggere ed interpretare tutti questi segni – aggiunse la lucertola un po’ seccata
– Ma voi che idea vi siete fatte di Morte? – Chiese allora Coniglio-che-Balza
– Bhè – continuò la lucertola osservando il carapace della tartaruga. – Deve esserci scritto qualcosa qui, da qualche parte. Magari se ripassate..
I due pelosi amici si scambiarono uno sguardo, emisero un sospiro e, dopo aver salutato, si incamminarono.
– Quelli devono essere più ansiosi di te – sentirono dire dalla tartaruga
Ammutoliti dallo strambo racconto, il felino ed il coniglio avevano girovagato fino a raggiungere uno stagno, sempre alla ricerca di Grandi Spiriti da interrogare.
Con le zampe nell’acqua, alta e fiera, vi trovarono una cicogna. Coniglio-che-Balza rimase stupito di fronte a quell’uccello tanto lungo nel becco e nelle zampe.
Per un attimo temette potesse trattarsi di un predatore, cosa che in effetti era, ma quando vide che il suo cibo erano pesci, si fece coraggio e raggiunse il gatto che intanto si era avvicinato guardingo.
Svolti i convenevoli e le presentazioni, i due amici iniziarono a parlare con Wu-nal, il Grande Spirito cicogna.
L’alto volatile si dimostrò disponibile ad iniziare una conversazione. Era d’altronde nel suo carattere scambiare e raccogliere informazioni.
Al contrario del precedente, questo fu per i nostri amici un incontro altamente istruttivo.
La cicogna, infatti, era un uccello migratore e quindi sapeva più cose sul Mondo di chiunque avessero incontrato prima, e quanto raccontò loro aveva dell’incredibile.
Passava l’Inverno al di là del Mare, che nessuno dei due sapeva cosa fosse.
– Una distesa d’Acqua seconda solo al Cielo, per vastità – aveva puntualizzato il volatile agli attoniti ascoltatori
Al di là del Mare, a sua detta, c’erano altre Terre ed altre distese d’Acqua ma di quei luoghi ammise non saperne molto. Dove passava l’Inverno lei, però, vi erano animali enormi, quasi come i Grandi Mostri. Anche i felini, per esempio, erano grandi quasi come un toro.
Gli occhi dei due, soprattutto quelli di Nerogatto, erano spalancati dalla meraviglia e dallo stupore.
Ad un tratto Coniglio-che-Balza prese la parola.
– Sapiente Wu-nal. Certo quanto vai narrando è difficile da immaginare ma non possiamo che prestar fede alle tue parole. Mi appello dunque al tuo sapere per sciogliere una questione che grava sui miei pensieri
La cicogna si fece attenta.
– Abita a Boscomonte un Essere unico ed ineguagliabile in quanto a potere. Dicono si tratti di Morte ma io ho dei dubbi in proposito. Tu che puoi dirmi? Hai udito qualche racconto nei tuoi interminabili viaggi?
La cicogna ridacchiò un poco.
– Morte.. ne ho sentito parlare anch’io, giovani amici. Ascoltate dunque quanto ho da dirvi. Dal luogo da cui vengo io, ce ne sono molti di questi Esseri
Tale rivelazione spense i pensieri dei due ascoltatori, lasciando nella mente solo il suono del cuore martellante e delle parole della cicogna.
– Tali Esseri non sono Morte, sebbene più temibili dei Grandi Mostri. Dove passo l’Inverno hanno la pelle che riflette il Sole ma è più scura di quella di coloro che abitano questa Terra e ci sono maschi ed anche femmine
Coniglio-che-Balza e Nerogatto erano sbalorditi.
– Se non si tratta di Morte allora cosa..? – Balbettò il nostro curioso eroe
– Ho parlato con alcuni capi stirpe di quella Terra – riprese Wu-nal divertita dall’espressione dipinta sui musi della coppia che pendeva dalle sue parole. – Alcuni dicono sia un animale magico, che comanda i suoni, che modifica la materia, che colpisce a distanza. Dicono che ha potere sugli Spiriti Sottili e su tutti gli altri animali. Alcuni dicono – e la cicogna si guardò intorno circospetta – che abbia potere anche sui Sommi Spiriti di Anima del Mondo
Wu-nal fece silenzio, soppesando l’effetto delle sue parole. Nello stagno soltanto le canne mosse dal Vento e le rane gracidanti facevano rumore. Anche qualche insetto ronzante. I nostri due amici erano rimasti a bocca aperta.
– Alcuni dicono sia Morte, è vero. Di certo il suo potere rivaleggia con quello dell’Oscura Sorella. Altri invece credono che sia il Figlio Prediletto
– Figlio Prediletto di chi..? – Chiese in un sussurro Coniglio-che-Balza
– Figlio Prediletto di Anima del Mondo, ovviamente. Il Grande Spirito, inviato per sconfiggere i Grandi Mostri
I due non erano in grado di ribattere una parola. Anche Nerogatto si sentiva alquanto confuso. Evidentemente stettero in silenzio, rapiti da tali rivelazioni, un po’ troppo a lungo, giacchè ad un tratto, Wu-nal prese il volo dicendo qualcosa che nessuno dei due capì.
Entrambi allora si smossero come destandosi da un lungo sogno. Si guardarono e quindi tornarono sui propri passi, verso la radura.
– Era di certo pazza – stava borbottando Nerogatto
Coniglio-che-Balza gli stava saltellando al fianco, in meditabondo silenzio.
– Ma hai sentito? Gatti grandi come tori! E quanti topi dovrebbero mangiare per nutrirsi? Le hai sentito dire che da dove viene le montagne sono fatte di topi? No, no. Pazza senz’altro
– Ma se avesse ragione? – Azzardò titubante il piccolo coniglio
– Ma dai. Hai sentito che ha tirato in ballo i Sommi Spiriti.. Terra, Aria, Acqua e Fuoco. Solo le Due Sorelle hanno potere su di loro. Una li usa per far prosperare tutte le stirpi, l’Altra per distruggerle. Non può esistere che un qualche animale possa avere tale potere
– Il nostro Essere però ha domato il Fuoco – puntualizzò Coniglio-che-Balza
– Erg.. perchè è Morte..
– Credi?
– Credo? Bhè, accidenti, non ne sono più tanto convinto ma la faccenda non finisce qua. Dobbiamo chiedere altri pareri. Andiamo giovane amico. Abbiamo dei Grandi Spiriti da incontrare!
E così dicendo Nerogatto affrettò il passo seguito da un Coniglio-che-Balza tanto confuso quanto divertito.
Il Sole era ormai alto nel Cielo ed erano ore che i due compari stavano girando in lungo ed in largo per la zona.
Coniglio-che-Balza non avrebbe mai pensato di poter incontrare tanti Grandi Spiriti tutti insieme ma, a giudicare dalla disinvoltura del suo compagno, pareva che da quelle parti fosse cosa normale.
Sovrastando col rumore dei suoi saltelli i passi felpati del gatto, il nostro giovane amico fece caso ad una sensazione che si stava diffondendo sotto il suo folto pelo.
Nonostante la confusione della faccenda ed i pareri contrastanti, un certo piacere si stava diffondendo dal suo cuore alla pancia ed alle membra.
Da quando si era destato nella dimora di Morte, o qualsiasi cosa fosse, la tensione per le terribili prove e le schiaccianti delusioni da lui subite fino ad allora si era pian piano affievolita. Non ci aveva fatto granché caso, intento com’era a risolvere quel formidabile mistero.
Tuttavia, in quel momento, girovagando alla Luce del Giorno con un nuovo quanto impensabile amico, si sentì infine lieto e sollevato, quasi allegro. Se solo i suoi simili avessero saputo quanto si perdevano con i loro irragionevoli tabù!
Era come se barattassero conoscenza ed amicizie con un’inconsapevole prigionia. Una ripetitività stagnante che permetteva unicamente il lento, inesorabile declino.
Chiusi nella loro casta gioivano sì dei piaceri della Primavera ma alla fin dei conti la loro Vita si divideva tra un prato e dei cunicoli sotterranei, per quanto confortevoli.
Sbirciò nuovamente Nerogatto al suo fianco e non poté ignorare l’ironia della situazione. Comunque lo avessero condotto i suoi passi, i suoi migliori amici continuavano ad essere letali predatori, pardon, Protettori del Verde.
Chissà che avrebbero pensato i suoi vecchi compagni.
No, invece, lo sapeva.
Sarebbero inorriditi: Tabù, Tabù.
Era arrivato alla conclusione che certe regole occorrono, ovviamente, ma che troppe rischiano di divenire insensate. Da essere indispensabili per l’ordine, arrivavano, poi, ad opprimere, soffocando con esso la libertà e la crescita.
Assorto da tali pensieri, il nostro amico si sentì chiamare dal singolare felino.
Erano giunti nei pressi di un albero da cui si udivano giungere delle voci. Senz’altro vi si trovavano Grandi spiriti del Popolo del Cielo.
– Troveremo altre notizie su quei rami – disse Nerogatto. – Aspettami qui, piccolo roditore, vado a chiedere notizie – aggiunse saltando su un basso ramo
Il nostro audace coniglio non si fece lasciare indietro, però. Rannicchiatosi sulle zampe posteriori spiccò un poderoso balzo che lo fece arrivare di fianco all’amico.
Nerogatto lo guardò stupito.
– Non per nulla mi chiamano Coniglio-che-Balza
– Veramente notevole..
– Ehi voi due che volete qua, che ci fate!? Niente caccia oggi! E tu, roditore, il tuo ruolo è sgranocchiare, non cacciare pennuti!
Di fronte a loro, impettito, un uccellino spavaldo gli stava sbarrando la via.
– Pace fratello.. – disse Nerogatto con una punta di sarcasmo
– Pace con tua sorella! – Sbraitò il pennuto. E aggiunse: ci siamo io ed i miei amici a guardia della colonia di quest’albero, quindi gira le unghie e va’ altrove
I due pelosi amici si scambiarono un’occhiata perplessa.
– E’ vero che siamo a caccia – riprese Coniglio-che-Balza – ma a caccia di informazioni
Il Grande Spirito li squadrò a lungo. Altri scesero sul basso ramo sbattendo le ali.
– Che genere di informazioni? – Chiese loro sospettosamente
– Non gli dar retta Pwee-Pe. Sono certo che ci vogliono distrarre per attaccare la colonia
– Forse il gatto, Fee-Pe, ma il coniglio che c’entra?
– Mai visto un coniglio su di un albero
– Siete due tipi strani voi due – continuò Pwee-Pe
– Non provate a fregarci – incalzò Fee-Pe
– Non ci sono penne per fauci su questi rami – sottolineò Chee-Pe
– Uccellini paranoici questi – osservò Coniglio-che-Balza, rivolto all’amico
– Più piccoli sono più son fuori di testa – gli rispose Nerogatto in un sussurro
– Dunque!? – Chiesero in coro i pennuti guardinghi
Alla nostra stramba coppia di amici non restò che porre le domande che già a tanti altri Grandi Spiriti avevano posto.
Parlarono garbatamente e pacatamente, giusto per non innervosire ulteriormente quel trio già abbastanza su di giri.
Con sorpresa di Nerogatto, Pwee-Pe, Fee-Pe e Chee-Pe si dimostrarono più che sicuri nell’affermare che l’Essere in esame fosse niente più che un Grande Spirito, forse il Prediletto ma non certo Morte, che assurdità! Dissero che cantava con loro e con il Vento. Non solo. Parlava anche al Verdepopolo.
– Questa è un’assurdità – sfuggì a Coniglio-che-Balza. – Le piante non..
– Anche un coniglio su di un albero è un’assurdità – sottolineò graffiante Chee-Pe
Secondo loro l’idea che l’Essere misterioso fosse Morte era ridicola. Ci risero anche su, diffondendo nell’aria uno scroscio di cinguettii.
Da tanto rumore fu attratto anche uno scoiattolo, Macinanoci, come si presentò. All’inizio un po’ infastidito da tutto quel vociare che ne aveva compromesso il pisolino pomeridiano, si interessò subito, però, all’argomento in questione. Anche secondo lui si trattava di un Grande Spirito: gli offriva del cibo ed alle volte avevano passato delle Notti insieme a rimirar le stelle.
– Credevo che solo noi scoiattoli, tra i quattro zampe, apprezzassimo e conoscessimo bene le stelle. Pensate la mia sorpresa quando vidi il Prediletto rimirarle e riconoscerle. No, per quanto ne so io non può essere Morte. – E concluse: Morte sono i Grandi Mostri e, attenti, ce n’è uno che vive non lontano da Boscomonte. E adesso, se permettete, io andrei anche a dormire. Ho delle stelle da contare io, stanotte.
Detto ciò fece dietro front e sparì agilmente tra le verdi, ombrose fronde.
– Avete avuto le vostre notizie – aggiunse quindi Pwee-pe, con fare risoluto
– Se veramente era solo questo che volevat – continuò Fee-Pe – adesso potete tornarvene dove meglio state
– A terra! – Precisò sgarbatamente Chee-Pe
I due amici non poterono ribattere, chiaro com’era che la loro presenza non fosse poi così ben accetta. Mentre Nerogatto saltò giù dal ramo con agilità, Coniglio-che-Balza capitombolò di sotto un po’ goffamente, accompagnato dalle risa dei tre scorbutici pennuti. Uscito dal cespuglio un po’ risentito non fece in tempo a ribattere loro qualcosa che il trio era già sparito alla vista.
– Li vorrei vedere scavare un buco sotto Terra – iniziò così a bofonchiare mentre seguiva, indolenzito, l’amico
Che intanto non poteva trattenersi dal ridere sotto i baffi.
– Prediletto qua, prediletto là. Io non ci capisco più niente – stava lamentando Nerogatto
Coniglio-che-Balza aveva riacquistato un poco di fiducia. Evidentemente non era il solo a non credere alla storia di Morte. D’altronde la lunga giornata aveva portato alle orecchie dei due amici un sacco di pareri discordanti e, sebbene il felino non fosse più granitico nel difendere la propria idea, non era convinto del tutto.
Si trovavano ancora in una posizione di stallo.
Dovevano raccogliere altre informazioni.
Quando la sera li colse, erano di ritorno alla radura dove Coniglio-che-Balza aveva la sua tana.
Nei pressi incontrarono un riccio ma le sue osservazioni non giovarono alla questione. Lui stesso si disse Morte, giacchè cacciava piccoli insetti e si nutriva di loro.
Neanche i topi furono di molto aiuto.
Ovviamente i loro Grandi Spiriti si rifiutarono di parlare con Coniglio-che-Balza finché fosse stato presente Nerogatto.
Se ne infischiavano della tregua.
Secondo loro, i predatori erano buoni solo se si trovavano a distanza sufficiente.
Facendo buon viso a cattivo gioco, il felino accondiscese che il coniglio si appartasse con loro. Vedi mai avessero avuto qualche notizia particolare, essendo capaci di infilarsi per ogni dove. Tuttavia loro non lo sapevano chi fosse Morte e neanche se ne curavano: ogni tanto alcuni di loro sparivano ma erano così tanti…
Riunitisi, i due amici, sul punto di salutarsi per andare a dormire, ricevettero l’ultima visita della giornata da parte di un Grande Spirito. Un gufo. Fu suo il commento che aggiunse qualcosa alla loro confusione.
Hyu-Lu il giovane, venuto a sapere di tutte le domande che i due andavano facendo qua e là, li raggiunse silenzioso e, dopo averli spaventati con un verso da rapace e riso alle loro spalle, così disse:
– L’essere di cui domandate è una creatura particolare. Non è Morte né il Prediletto. E’ il figlio di due Madri
Coniglio-che-Balza e Nerogatto, dopo essersi ricomposti dallo scossone suscitato dal gufo dispettoso, rimasero un attimo interdetti dalla nuova rivelazione.
– Ma cosa vai cianciando giovane rapace – sbottò Nerogatto. – Come si può essere figli di due madri? Due padri potrei capirlo o meglio, potrei capire la sfumatura. Ma di madre ce n’è una sola, questo lo sanno tutti
Hyu-Lu li osservò un attimo con arroganza, girando la testa di lato.
– Piccoli quadrupedi ignoranti. Non ho parlato di madre ma di Madri! Quella creatura è figlia di Anima del Mondo e di Morte! Solo dalla loro unione poteva nascere un animale diverso da tutti e più potente di tutti. Abbatte Mostri e Corridori, canta con gli uccelli e doma il Fuoco. Mangia carne bruciata e trasforma gli alberi. L’orso ed il cervo lo temono e le capre gli sacrificano il proprio Succo di Vita. Aprite gli occhi! E’ follia! Follia! Non può esistere ma esiste! E’ reale o sogno? E cosa è reale? Ma che ne sapete voi. E perchè sto perdendo il mio Tempo in chiacchiere anziché in caccia? E detto questo volò via lasciandosi dietro due allibiti ascoltatori
La voce era del gatto ed era proprio fuori dalla sua tana. Coniglio-che-Balza fece capolino e si trovò davanti il felino intento a pulirsi il pelo.
– Ho trovato le tue cacche dappertutto, qua intorno – gli fece notare. – Un’abitudine, questa, che non ho mai capito, né tantomeno condiviso
– Non sono soltanto cacche – puntualizzò offeso il nostro piccolo amico. – Servono per orientarci e per disorientare i predatori
– A questo posso credere. Sembra che ci sia un esercito di conigli in questa radura. Se io non fossi un Grande Spirito mi aspetterei di vedere un Lunghe Orecchie in ogni cespuglio. Invece sei solo tu. Ahah! Che cosa buffa. Anche un po’ schifosa, a dirla tutta. Noi la seppelliamo la nostra cacca. Sei sicuro di non essere incontinente?
– Se sei venuto per burlarti di me..
– Ahahah! Tranquillo, giovane coniglio. Stavo scherzando. Sono contento tu sia rimasto. Mi sembri un tipo a posto. Lascia dunque che oggi mi presenti. Nerogatto è il mio nome
– Coniglio-che-Balza è il mio, piacere
– Se non fosse un piacere non sarei di nuovo qua – sottolineò il gatto
Coniglio-che-Balza era ancora impastato di sonno e seguiva a fatica i giochetti verbali del suo nuovo amico. Quindi fece mente locale ed i ricordi si riversarono ancora una volta nella sua testolina.
– Ho visto una strana creatura ieri. Una creatura prodigiosa. Ne ho parlato con la capra, Ber-Ber, e lui dice trattarsi di Morte. Ma non riesco a convincermene
– L’hai incontrata?
– Era un Lui
– Lui lei, che differenza fa per una divinità
– Uffa, parli come la capra
– Ehi, non cominciamo ad offendere
– Scusa, ma.. non credete di potervi sbagliare? Voglio dire, neanche voi avevate mai visto Morte prima. Come potete esser certi si tratti di Lei? A me non solo pareva maschio ma pareva anche un animale. Potente come nessuno, d’accordo, ma sempre come un animale odorava. Come un animale respirava, aveva peli, unghie e denti. Camminava ed aveva occhi, zampe e..
– Si, si, hai reso l’idea. Ma quale animale può parlare con gli Spiriti Sottili?
– Spiriti Sottili? Me ne ha parlato un pennuto ma non so cosa siano queste cose
– Non li puoi vedere?
Coniglio-che-Balza stava fissando Nerogatto con un punto interrogativo dipinto sul muso.
– Bè, noi gatti li vediamo. Sono cose fatte come di vento e luce. Alcuni hanno forme bizzarre, altri hanno forme comuni, come animali o come Morte stessa. Li vediamo ma non possiamo parlarci. Non possiamo toccarli. Non possiamo annusarli né udirli. Morte può
Coniglio-che-Balza aveva perso la parola.
– E poi ha domato il Fuoco. Quale animale potrebbe?
– Tu sai come ha fatto?
Nerogatto lo guardò con un sorriso sotto i baffi. Aveva l’aria di chi la sa lunga.
– Di preciso no, riprese a dire. Ma un’idea me la sono fatta. L’ho osservata a lungo, sai. Credo abbia scoperto il Segreto del Fuoco
– Che sarebbe? – Lo incalzò Coniglio-che-Balza oltremodo eccitato dalla piega che aveva preso la conversazione
– Credo, bada bene, credo si tratti del Bisogno
Coniglio-che-Balza parve evidentemente deluso da tale affermazione.
– Il Bisogno? Ma che segreto è. Tutti hanno bisogno di qualcosa. Di acqua, aria, cibo. Di una tana.. una compagna..
– Ho notato una punta di amarezza nel tuo dire “una compagna” – fece notare l’arguto gatto
– Non divaghiamo. Mi stavi parlando del segreto del Fuoco. Che Bisogno avrebbe mai? Mica è vivo, no?
– Questo no, lo so, ma pensaci bene. Il Fuoco ha bisogno di qualcosa per ardere. La Morte lo ha scoperto e non gli da né più né meno legna di quanta gliene occorra per riscaldare, illuminare e bruciare la carne
– Brucia la carne?
– Riprovevole vero? Ma l’ho vista io. La tiene un po’ sul Fuoco e poi la mangia. Ah, roba da non credersi. Solo Morte potrebbe
Coniglio-che-Balza si sentiva girare la testa ma si ricompose in fretta e tornò all’attacco.
– E allora dimmi. Se si tratta di Morte perchè siamo ancora vivi? Perché ieri non mi ha ucciso condannandomi a Paura e Dolore?
Nerogatto parve soppesare le parole, poi con sguardo malizioso rispose:
– Magari sta giocando con noi come la mia stirpe insegna a fare ai propri cuccioli. Giocare con la preda per divenire più letali. Poi mangiarla
Il nostro piccolo amico spalancò la bocca. Che orribile prospettiva. Poteva Morte ingannarli fino a tal punto? Essere tanto palesemente benevola per poi colpirli senza pietà, solo per il gusto di farlo? Era una prospettiva agghiacciante. Non sapeva più cosa pensare.
– Le capre non la vedono così – trovò la forza di ribattere. – Dicono che è benevola e che tutte le dicerie sulla sua malvagità sono false
– Le capre dicono così perchè Morte le risparmia. Prende loro il latte
– Questo lo so
– Lo fa diventare cattivo
– Lo so
– Lo mangia quando è diventato cattivo
– Lo so, lo so ma..
– E poi lo offre al serpente
– Colui che Striscia?
– Certo. Mette un po’ di latte in una pozza ed il serpente va a berlo. E’ ghiotto di latte. Vieni. Te lo presento
– Cosa!? Ma tu sei pazzo. Quello mi mangia in un boccone
– E’ un Grande Spirito. C’è una tregua no?
Coniglio-che-Balza era un tantino riluttante a presentarsi ad un serpente.
Gli tornarono a mente tutti gli ammonimenti all’ombra dei quali era cresciuto.
Le terribili storie che si narravano su Coloro che Strisciano e sui cuccioli che scomparivano al loro passaggio: “Stai buono altrimenti viene il serpente e ti porta via”.
Rabbrividì Coniglio-che-Balza ma Nerogatto fu tanto insistente che alla fine dovette cedere.
Fu così che si trovò faccia a faccia con Colui che Striscia.
Se ne stava su una pietra al Sole, il serpente, intento a far guizzare la lingua biforcuta in cerca di tracce olfattive di qualche potenziale preda. Si stava giusto riscaldando per poter andare a caccia e quello fece, dopo la breve conversazione con i nostri pelosi amici.
Anche lui confermò che l’Essere era Morte.
Aveva la pelle lucente come la sua e splendente di Sole, di cui era padrona. Era sicuro trattarsi di Morte perchè solo Lei lo avrebbe potuto ipnotizzare, come lui faceva con le sue vittime.
Raccontò anche di come i suoi avi, quando ci fu la Guerra tra le due Sorelle, scelsero di parteggiare per Morte, divenendo così Guardiani del Verde, come Nerogatto, il Branco e tutti i predatori. E Morte questo lo ricordava.
Per questo gli offriva del latte. Era un ringraziamento per i suoi servigi.
Coniglio-che-Balza era sbigottito. Pareva che tutte le evidenze andassero contro le sue sensazioni.
Sbigottito ma non convinto, il nostro amico, essendo certo che quello che aveva incontrato, per quanto prodigioso, fosse un animale.
Un Grande Spirito di chissà quale stirpe ma non Morte e non Anima Madre.
– Allora sei convinto giovane coniglio? – Gli chiese beffardo il gatto dopo che il serpente se ne fu andato
Coniglio-che-Balza tentennò un momento.
– Voglio parlare con qualcun’altro – disse d’un fiato
– Ah! Roditore testardo. Va bene. E’ divertente questa cosa. Più a lungo durerà più riderò soddisfatto quando l’evidenza ti farà capitolare
Certo che ne erano successe di cose da quando aveva lasciato Prato Declivio. Mai avrebbe immaginato che la sua vita potesse diventare tanto avventurosa.
Mai avrebbe creduto di poter vedere qualcosa di più prodigioso della tana di Morte.
Tuttavia era accaduto. E proprio a quello stava ora ripensando.
Erano passati un paio di giorni da quando aveva incontrato il gatto e niente di ulteriormente insolito si era aggiunto alla già lunga lista. Non si era allontanato di molto Coniglio-che-Balza, curioso oltremodo di poter vedere Morte di persona.
Tuttavia ricordava anche quanto gli aveva detto quel pennuto nel prato a riguardo del Grande Mostro che viveva da quelle parti. E quello era meno curioso di incontrarlo.
Mentre era intento a scavare nel soffice terreno, avvenne l’incredibile incontro.
Percepì chiaramente una forte aura, immensa.
Certo, ogni creatura vivente emanava un’aura e proprio da quella si poteva ben capire l’indole della creatura stessa. Una volta imparato a riconoscerne le varie sfumature, ovviamente!
Ma così ampia da poterla percepire da tanto lontano, bhè, questo era proprio insolito.
Si girò lesto Coniglio-che-Balza ma non allarmato. Non era un’aura malvagia, non sentiva fame o violenza emanare dall’essere cui apparteneva.
Fu allora che lo vide.
Un Essere, appunto, giacchè non aveva altri termini con cui poterlo chiamare.
Camminava su due zampe, lentamente e silenziosamente. In alcuni punti aveva la pelle liscia e senza peli come quella di un rettile, lucente.
Ma era luce calda la sua, chiara ma calda.
Altre parti del corpo erano ricoperte invece da pelle di animale rovesciata. Il pelo dell’Essere, poi, ne ornava solamente la testa. Inconcepibile. E si stava avvicinando, protendendo una zampa senza artigli.
Indeciso se fuggire o restare Coniglio-che-Balza fu vinto dal suono che fuoriuscì dalla bocca senza zanne della prodigiosa creatura.
Un misto fra il canto dell’uccellino e quella dolce melodia che il gatto aveva chiamato Musica.
Ammaliante, pacificante.
Coniglio-che-Balza rimase imbambolato a guardare l’Essere chinarsi sopra di lui ed accarezzarlo, quasi fosse stato un membro della sua tribù.
Lo sentì grattargli gentilmente la testolina, sfiorargli l’orecchio ferito e quindi, dopo un amichevole buffetto sulla testolina, lo vide allontanarsi nuovamente, in silenzio.
Che incontro incredibile era stato.
Quante nuove domande aveva suscitato.
Doveva trovare il gatto e raccontargli quanto avvenuto. Doveva capire cosa stesse accadendo!
Poi pensò all’amico gufo. Ah, se Hu-Luk avesse saputo.. avrebbe arruffato tutte le penne dall’emozione al sentire queste storie, lui che alla conoscenza dava tanta importanza e ne riceveva tanto piacere. Se Anima del Mondo lo avesse conservato in vita, Coniglio-che-Balza si ripromise che sarebbe andato a raccontargli ogni cosa.
Ancora perduto nei suoi pensieri, il nostro sbalordito amico fu colto dalla Notte.
Decise allora, col favore delle tenebre, di spingersi fin nella radura su cui si affacciava l’abitazione di Morte. Si era tenuto sempre alla larga in quei giorni, curioso si di poterla vedere ma non così tanto da potercisi trovare di fronte.
L’incontro del pomeriggio, tuttavia, l’aveva reso sufficientemente baldanzoso da tentare una sortita.
Una volta accertato non esserci nessuno intorno, notò con piacere che dalla radura, come dal suo prato, si poteva vedere il Piccolo Occhio del Cielo brillare pallidamente nel manto della Notte.
Notò anche che la strana “grotta” in cui si era destato dopo l’incidente con i Corridori, si trovava a ridosso di una grande roccia, che la proteggeva su due quarti.
Una tana veramente insolita.
Solo Morte, di certo, avrebbe potuto uccidere degli alberi e realizzare quella cosa.
Morte o un qualche uccello gigante.
Non vennero in mente i castori, a Coniglio-che-Balza, giacché non ne aveva mai visto uno.
Quel che vedeva, però, scartando l’idea del gigantesco pennuto, lo rendeva più sicuro di quanto affermava il gatto.
Morte abitava proprio lì.
Ma allora come spiegarsi l’aura pacifica della strabiliante creatura incontrata quel Giorno? Ed un pensiero a seguito di questo gli balenò per la mente.
E se le due Sorelle avessero abitato assieme?
E se l’Essere visto fosse stato Anima del Mondo?
L’attimo di certezza, però, vacillò ben presto.
Due creature che si odiano, venendo sulla Terra, avrebbero scelto di condividere lo stesso spicchio di bosco? Bhè, per quanto ne sapesse non ne sapeva abbastanza da scartare questa ipotesi, anche se incerta.
Un’altra cosa, però, mise in discussione la sua intuizione sull’identità di quell’Essere.
Odorava di maschio e Anima del Mondo era conosciuta anche come Anima Madre.
Una Madre non odora di maschio.
No.
Vanno bene i prodigi ma questo sfidava un po’ troppo la sua visione della Realtà.
Quello di cui si sentiva certo era che la creatura incontrata non potesse essere Morte. Morte non poteva essere tanto benevola.
Per capirci qualcosa di più convenne con se stesso di avere un’unica prospettiva. Cercare e parlare con più Grandi Spiriti possibile: il gatto aveva asserito che da quelle parti ce ne erano diversi.
Bene, doveva trovarli.
L’opinione del felino già la conosceva, ora doveva trovare altri testimoni e confrontare le esperienze di ognuno.
Sempre nella radura, gli capitò di notare altri animali. Avevano le corna ed una buffa peluria che si allungava sotto il mento. Non parevano minacciosi, quindi Coniglio-che-Balza, fatto un respiro profondo, si decise a chieder loro informazioni.
– C’è fra di voi un Grande Spirito? Esordì il nostro piccolo amico
Gli animali parvero non far caso a lui. I più dormivano, qualcuno brucava. Coniglio-che-Balza raggiunse un altro gruppetto e ripeté la domanda. Dal limitar del bosco una voce gli rispose, belante:
– Chi mi cerca?
Il nostro temerario protagonista si voltò.
– Sono Ber-Ber, Grande Spirito delle capre. Cosa vuoi da me piccolo coniglio?
– Salute a te Ber-Ber, sono Coniglio-che-Balza. Sono nuovo di questo bosco e molti sono i prodigi che ho potuto vedere nella mia breve permanenza. Ancora più sono le domande che mi hanno suscitato. Sono in cerca di risposte. Magari mi puoi aiutare
– E’ un po’ tardi per una conversazione – rispose la capra. – Tuttavia scorgo urgenza nel tuo sguardo. Dimmi pure, vedrò se posso esserti utile
– Ti ringrazio per la pazienza Ber-Ber. Ecco – continuò Coniglio-che-Balza, ammiccando alla costruzione. – Tu sai dirmi chi abita quello strano posto?
La capra guardò il coniglio, guardò la “grotta”, strappò un poco di erba e, dopo aver un poco riflettuto:
– Morte, direi
– Morte dici? Ma se Morte abita qua, com’è che siete tutte vive voi capre? Siete forse più potenti dell’Oscura Sorella?
– Ma che dici. Nessuno rivaleggia in potere con Morte. No, so cosa si dice di Lei ma posso assicurarti che non è poi così terribile come si racconta. Ci tratta bene, ci protegge dai suoi Araldi ed in cambio prende soltanto un po’ del nostro latte
– E come puoi essere tanto sicuro che si tratti proprio di Morte
– A parte il suo potere? A parte che il Branco ed i Corridori stessi la temono? Semplice. Segui il mio ragionamento, giovane coniglio. Il latte è il cibo della Vita, no? Chi mai si nutrirebbe di latte avariato se non Morte? Lo prende, lo trasforma, lo rende denso con una qualche magia, quindi lo mangia
– Latte avariato?
– Certo, sentissi come puzza
Coniglio-che-Balza se ne rimase un attimo in silenzio, a ponderare le parole del Grande Spirito capra, quindi espose il suo dilemma:
– Ho incontrato un’altra creatura, oggi. Camminava su due zampe ed aveva la pelle splendente di Sole. La sua aura, poi, era vasta come uno stagno cristallino. Hai mai visto tu quest’Essere?
– Ah! Sorrise Ber-Ber. Tu parli di Morte in persona. E’ Lei che hai visto
Coniglio-che-Balza si sentì un poco contrariato. Non poteva credere che stessero parlando della medesima creatura.
Se così fosse, quanto credevano tutte le stirpi poteva essere errato. Tutte le leggende e le tradizioni e le vecchie storie.. tutte dipingevano Morte come il Male ma lui non aveva incontrato il Male.
Tentò quest’obiezione col suo interlocutore.
– E tu che ne sai, piccolo coniglio. Quanto Mondo hai visto? Come puoi dire come debbano comportarsi Morte od Anima del Mondo?
– Ma chi ho visto era maschio – obiettò debolmente Coniglio-che-Balza
– Maschio, femmina, sono differenze che toccano solo a noi. Morte e sua Sorella sono qualcosa di più, di Oltre. Va’ a dormire, giovane coniglio. Mangia, dormi e procrea. Solo questo è richiesto alle nostre stirpi. E ringrazia che Morte è stata tanto benevola con te che non puoi offrirgli del latte
Un po’ abbacchiato ma non convinto, il nostro curioso amico si allontanò in direzione della sua tana, incontrando, sul suo percorso, una buca delimitata da pietre.
Dentro vi era del latte.
Non fece troppo caso, a questa stranezza, una fra molte, e se ne andò a dormire, giusto per dar tregua ai mille pensieri che gli davano tormento.