Le Avventure di Coniglio-che-Balza

Capitolo 20 – il balzo

  Fu così che giunse il fatidico giorno.

Nerogatto era da poco tornato, rilassato e soddisfatto per la sua romantica scorribanda. In quanto Grande Spirito, aveva un fascino tutto particolare, ovviamente, e con sua grande soddisfazione, era riuscito ad ammaliare addirittura una grande lince. Non che sarebbero mai nati cuccioli da quell’insolito incontro ma era proprio l’esperienza intensa di cui aveva bisogno per rifarsi di quei nove giorni passati logorandosi.

Essendo, comunque un signore, Nerogatto non si vantò minimamente della conquista, specialmente considerando quanto il suo amico fosse stato, fino ad allora, poco fortunato in tali questioni.

Messo al corrente degli avvenimenti occorsi durante la sua breve assenza, scherzò sul fatto che, fosse stato presente alle serate musicali, avrebbe potuto farsi una facile scorpacciata dei più piccoli ascoltatori.

–           Non avresti potuto – sentenziò Coniglio-che-Balza solennemente – saresti stato avvinto anche tu da quella melodia. Pensa, ho visto anche un orso. Il primo in Vita mia

–           Grosso, vero? – Gli chiese il felino sorridendo

–           Decisamente, anche se, a confronto col Grande Mostro, non mi ha fatto granché impressione

Stavano così chiacchierando quando il Vento portò alle rosee narici del nostro piccolo roditore un odore ben catalogato in un angolo della memoria.

Nerogatto aveva continuato a parlare un po’, prima di rendersi conto che l’amico aveva rivolto l’attenzione ad altro. Scuotendo la testa, quindi, si voltò verso la direzione che Coniglio-che-Balza stava fissando. Ed anche lui la vide.

Al limitare della radura stava seduta elegantemente una rossa volpe dalla coda vaporosa.

–           E’ lei – disse in un sussurro Coniglio-che-Balza indicando con una sua zampetta la penna che pendeva da quel folto manto – E’ la Volpe di cui ti ho raccontato

Nerogatto rimase ad osservarla a lungo, immobile come l’amico. Poteva sentirne il cuoricino pulsare sempre più violentemente, osservarne le narici che fremevano cercando di catturarne più odore possibile e le lunghe orecchie attente ad ogni rumore che quell’aggraziato Grande Spirito avrebbe potuto emettere.

Non si può dire cosa Coniglio-che-Balza si aspettasse da quell’inaspettato incontro, giacché neanche lui sapeva bene cosa pensare o dire.

Certo è che l’emozione che lo invase scaldandogli le guance, aveva intorpidito il suo dialogo interiore. Un’emozione insolita quella che lo stava avvolgendo, che gli stava chiudendo lo stomaco. Molto simile a quella provata la Primavera precedente in risposta ai sottili odori emanati dalle femmine della sua tribù. In questo caso però, non era questione di odori, appartenendo entrambi a specie diverse ed essendo agli opposti della catena alimentare.

Presto stancatosi di rimirare la nuova venuta, per quanto particolare fosse, Nerogatto si volse a guardare l’amico imbambolato.

  Ma ad un tratto accadde qualcosa che sbloccò quello stallo: dalla foresta alle spalle della Volpe si manifestò un’Aura possente. Era tanto ampia che poteva rivaleggiare con quella del Prescelto, sebbene presentasse indiscutibilmente una qualità del tutto diversa.

Forse diverso non era il termine appropriato: sembrava quasi che le due Auree fossero complementari, due lati della stessa foglia. Molto più affini di qualsiasi altra aura di maschio o di femmina che avessero percepito fino ad allora.

Quella del Prescelto, pur con le sue mille sfumature, aveva una base che poteva ricordare, come dire, l’immagine del Fulmine. Questa nuova aura, invece, era più simile ad un lento ma inarrestabile mulinello d’Acqua.

Fu chiaro d’un lampo, ad entrambi, che stava arrivando la… Prescelta?

La Volpe si voltò sorridendo ed ecco che una nuova Creatura fece la sua apparizione nella radura.

Più esile e più flessuosa, i fianchi più larghi ed un petto effettivamente di un altro volume, la Prescelta incedeva lentamente e con sicurezza, mentre la sua lunga pelliccia oscillava elegantemente dalla testa.

Oramai i due amici non si rendevano conto neanche di avere la bocca aperta.

Il Prescelto uscì dalla sua tana, andandole incontro con le zampe gentilmente protese in avanti. Si sorrisero, intrecciarono le dita e scomparvero tra le ombre della strana dimora.

  Nei giorni che passarono, Coniglio-che-Balza e Nerogatto tentarono inutilmente di trovare la Volpe. Per meglio dire, trovavano sempre e facilmente la sua scia odorosa ma dopo ore di giri a vuoto si ritrovavano sempre al punto di partenza senza averla mai incontrata.

Sembrava quasi che quella Figlia del Branco si divertisse a menarli per il naso, essendo sempre a portata di fiuto ma niente più.

  L’atmosfera nella radura poi, era notevolmente cambiata. L’incontro delle due auree le aveva amplificate entrambe, rendendole più sottili, più dinamiche, capaci di insinuarsi per ogni dove, perfino nelle menti dei nostri amici.

Vi era euforia nell’aria, benessere, serenità.

Si diffondevano come ondate di Luce che irradia ogni ombra, come folate di Caldo Vento che gioca con le nubi. Questo era l’effetto di quelle auree sulle emozioni di chi ne fosse stato a portata. I pensieri si facevano pigri, lenti e sfocati. Anche i sensi parevano ovattati, sfumati. Era un’esperienza mai provata prima.

  E la Volpe continuava a negarsi.

Non fosse stato per l’effetto di quella nuova energia che circondava la radura ed oltre, Coniglio-che-Balza sarebbe stato certamente contrariato da quella situazione.

Non la sola curiosità gli rodeva dentro. Certo, la voglia di sapere quanto la volpe poteva conoscere era una forte spinta per il giovane coniglio ma ancor più lo era quel qualcosa che parlava senza parole. Un qualcosa che, tramite la pancia ed il cuore, gli ingiungeva di incontrare quella sfuggente creatura.

Pur non potendo contrastare la serenità che aleggiava in quell’ambiente, anche i pensieri di Nerogatto erano contrariati: quella Volpe stava dando un bel colpo alla sua autostima di eccellente cacciatore.

Neanche di Notte, presumendo che dormisse, i nostri audaci eroi erano mai riusciti a trovarla.

Quasi quasi Nerogatto iniziava a pensare si trattasse né più né meno di uno Spirito Sottile. Uno molto particolare, ovviamente, giacché anche Coniglio-che-Balza era in grado di vederlo. Dovette però abbandonare tale supposizione di fronte all’incontestabile obiezione del suo arguto amico: gli Spiriti Sottili odorano?

No, di certo.

Avevano quindi a che fare con una volpe ma una Volpe molto, molto astuta.

Accettato questo, ai due amici non restava altro da fare che continuare ad insistere. Riuscire ad incontrare nuovamente quello Spirito sfuggente giacché solo lei, ne erano certi, avrebbe potuto spiegar loro i prodigi in cui si sentivano coinvolti.

  Fu in questa atmosfera di sconcertante irrealtà che per i nostri cambiò per sempre la Vita.

  Si trovavano nei pressi della radura quando, dalla tana che tenevano attentamente sott’occhio, fuoriuscirono le due Creature.

Avevano lo sguardo limpido e non indossavano alcuna di quelle pelli di animale con cui erano soliti coprirsi parte del corpo.

Ai nostri amici fu chiaro da subito il perchè di quella strana usanza. Gli esseri erano quasi completamente senza pelo.

 –    Una bella seccatura quando il Freddo si fa pungente – aveva  

      notato ironicamente Nerogatto

 –    Secondo te assisteremo alla nascita di un altro Prescelto?

Il felino guardò l’amico esprimendo la sua ignoranza facendo spallucce, ritornando a rimirare le incredibili Creature.

Nudi com’erano, le differenze tra i due spiccavano molto più di prima. Erano certamente gli animali più strani mai visti da quando Anima del Mondo si era destata.

Come d’incanto, poi, al fianco della femmina comparve la Volpe. Protese dolcemente il muso verso la zampa della Prediletta e ne ricevette un lunga, affettuosa carezza.

Quindi la rossa Figlia del Branco, inaspettatamente, rivolse ai nostri due amici una lunga occhiata e, con loro sommo stupore, li invitò con un gesto a seguire quell’incredibile trio.

  Camminarono silenziosamente, a lungo, immersi nel cinguettio degli uccellini.

Coniglio-che-Balza si rese conto ben presto di quale fosse la loro meta: la radura in cui aveva vissuto diversi giorni, quella con la grande pietra incisa posta nel mezzo. Quella da cui era scappato inseguito dai Corridori.

Una volta giunti videro la Prescelta chinarsi sulla Volpe, carezzandola e stropicciandola, mentre il Prescelto, dopo aver osservato la scena con un leggero sorriso, si voltò lentamente verso di loro.

I nostri amici, seduti in mezzo all’erba, si paralizzarono, preda di un turbinio di emozioni che subito vennero placate dal tocco dell’aura che la stupefacente Creatura aveva rivolto loro.

Li avvicinò lentamente e mostrò loro due penne che teneva in una zampa, insieme a quello che pareva uno stelo di pianta ma fatto di cuoio.

Si accovacciò sorridente presso i due attoniti amici e legò sul loro pelo i Trofei del Cielo.

Quindi comunicò alle loro menti.

–           Arrivederci, Grandi Spiriti. Ci incontreremo ancora nel Flusso

Coniglio-che-Balza e Nerogatto erano ammutoliti, dentro e fuori. Sbirciarono l’uno la penna dell’altro, reprimendo a stento un sorriso stupito, leggendo, l’uno negli occhi dell’altro, le mille domande che quel gesto avrebbe scatenato.

Quindi i Prescelti si riunirono e salirono insieme sul masso al centro della radura.

Il Cielo era terso, di un azzurro sconvolgente. L’Aria era tiepida e profumata. Il Sole brillava con tutta la sua forza.

Per momenti che apparvero eterni, i due Prescelti stettero con gli occhi fissi l’uno nell’altra, emanando gioia e soddisfazione.

Quindi accadde.

Niente avrebbe potuto preparare i due amici a quanto sperimentarono in quel momento. La Volpe stessa, durante il tragitto, si era sempre tenuta al fianco delle due fantastiche Creature mentre Coniglio-che-Balza e Nerogatto mantenevano una rispettosa distanza.

In piedi, abbracciati, i Prescelti iniziarono a brillare. In breve divennero luminosi, sempre più luminosi, quasi abbaglianti. Si potrebbe ben dire che potessero rivaleggiare con la Luce del Sole.

Le loro auree, divenuta una soltanto, presero a far vibrare l’Aria intorno a loro e non l’Aria soltanto. Ogni cosa, dalla pietra più densa all’emozione più sottile sembrava partecipare di quella indicibile sollecitazione.

I loro contorni iniziarono a farsi vaghi, confondendosi con la luminosità che emanavano ed i loro corpi stavano divenendo trasparenti, come fossero costituiti di Luce pura.

Di fronte a tale spettacolo, i pensieri di Coniglio-che-Balza si sfibrarono come pagliuzze soffiate nel Vento.

I confini del suo corpo iniziarono a farsi incerti, come amplificandosi ad ogni battito del cuore.

I sensi raffinati che aveva potevano ora registrare elementi mai captati prima, come se tutto fosse divenuto ad un tratto molto più nitido.

Quindi cominciò a sentirsi espandere con velocità sorprendente tanto che la concezione che aveva di sé divenne un qualcosa di indistinto. 

La sua aura si stava fondendo con le auree dei Prescelti, di Nerogatto, della Volpe, della roccia, dell’erba, dei fiori, degli alberi. Senza limiti, senza fine.

Gli girò un attimo la testa e capì di non essere nella propria testa.

Si trovava sospeso in un luogo da cui poteva mirare se stesso e tutto quanto stava capitando e da tale inconcepibile posizione notò che dei Prescelti non era rimasto altro che un caldo alone di Luce accecante.

Quindi la sua consapevolezza iniziò a vorticare pur rimanendo stabile. Non era certo in grado di capire cosa stesse accadendo, Coniglio-che-Balza, ma, a dirla tutta, in quel momento neanche gli importava.

Il presente si stava dilatando nel futuro, stava inglobando il passato.

Non si sentiva in grado di focalizzarsi su niente, avendo di fronte di tutto.

La sua consapevolezza si stava frammentando tra innumerabili scenari.

La sua coscienza si stava dividendo in una moltitudine di momenti.

Per un attimo la sua Realtà fu come composta dai Quattro Elementi e da tutte le creature viventi senza interruzione tra gli uni e gli altri.

L’angoscia che si dovrebbe provare sentendosi in balia di forze sconosciute ed incomprensibili, indefinite ed in continuo fluire era sostituita da una vasta e profonda Gioia.

Da un senso di appartenenza e di completezza.

Fu allora che si sentì completamente partecipe.

Partecipe della Materia e della Vita quali un tutt’uno indissolubile.

Partecipe di ogni loro movimento, di ogni minimo cambiamento, di ogni loro connessione, nel Passato, nel Presente e nel Futuro. Nel suo Mondo come in altri, nella sua dimensione come nelle altre.

Si sentiva partecipe di quel moto evolutivo che, senza sosta, come fosse la più sacra delle danze, vorticava, spostandosi in linea retta. Un moto che generava costantemente realtà sempre diverse ma sempre coerenti con se stesse.

  Percepì tutto questo, Coniglio-che-Balza, in un attimo, in un’eternità.

E di quanto percepì solo poche cose rimasero impresse nella sua coscienza.

Fu consapevole di come Anima Madre e Morte non fossero come se le figuravano lui ed i suoi simili, cioè creature onnipotenti mosse da desideri e volontà come un qualsiasi altro essere terreno, creature da temere o compiacere, bensì, si rese conto, erano come una forza dai due volti, attrazione e repulsione, una forza fondamentale

Soltanto lì, però.

Perché quando si rese conto di potersi nuovamente stropicciare gli occhi, si accorse che la sua memoria stava sciogliendo i ricordi di quell’indicibile esperienza come neve al Sole.

Qualcosa però rimase.

  Aveva comunque fatto il balzo più ampio della sua intera esistenza.

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